La Comunione ai divorziati
risposati con la possibile apertura, un giorno, forse, ma a certe
condizioni, dopo un cammino di riconciliazione... E poi il caso dei
matrimoni gay, circa i quali viene riconfermata quanto già affermato
dalla dottrina: «Non esiste
fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le
unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la
famiglia». Stando a certa stampa, il documento preparatorio del Sinodo di
ottobre è solo questo.
Monsignor Bruno Forte non ci sta. L'arcivescovo
di Chieti-Vasto, segretario speciale dell'assemblea generale ordinaria
del Sinodo, offre una chiave di lettura più completa ed esigente: «E' ingiusto
e falsificante, dice a Famiglia Cristiana, ridurre la complessità delle
linee guida a due soli problemi, vissuti con particolare intensità in Europa e
nel Nord America, e meno, molto meno, altrove». L'Instrumentum laboris
conta 35 pagine e 147 punti. Riporta la Relatio Synodi, ovvero il
testo conclusivo del precedente Sinodo sulla famiglia, svoltosi nell'ottobre
2014 (inclusi i numeri 52, 53 e 55, i più discussi, relativi all’accostamento
dei divorziati risposati all’Eucaristia, alla proposta della comunione
spirituale ed alle unioni omosessuali), integrando il tutto con la sintesi
delle risposte al questionario proposto, nel corso dell’anno, dalla Segreteria
sinodale alle Chiese del mondo.
«In quel documento si specchiano tutti i
continenti, nessuno escluso, ciascuno con la sua specifica sensibilità,
l'Africa alle prese con la poligamia, l'India condizionata dal problema
delle caste, l'Asia segnata spesso dalla scarsa considerazione sociale della
donna, l'America latina ferita dai grandi flussi di inurbamento e di emigrazione
che spaccano i nuclei familiari. Al 23 giugno, data di presentazione dell'Instrumentum
laboris, avevamo ricevute 99 riflessioni da parte di altrettante Conferenze
episcopali e 359 osservazioni inviate liberamente da diocesi e parrocchie, da
associazioni e gruppi, da movimenti e organizzazioni civili, da famiglie e da
singoli credenti. Insomma, parliamo di uno scritto articolato, frutto di un
dibattito autenticamente capillare, che affronta tanti temi».
Volendo
sintetizzare? «Direi cinque argomenti, tre elementi caratterizzanti e un colore
dominante». Cominciamo dall'ultimo... «La speranza. Nulla viene taciuto, tutte
le contraddizioni vengono enunciate, ma su tutto e per tutti viene offerta la
speranza cristiana, non un vago sentimento buonista ma una prospettiva concreta
radicata nel mistero della salvezza». I tre elementi caratterizzanti?«Lo
concezione di Chiesa che ha Francesco: una Chiesa in uscita, a braccia aperte,
che vuole annunciare sempre e comunque la misericordia di Dio. Non a caso il
Papa ha presieduto non solo i lavori del Sinodo dello scorso
ottobre, ma anche, nel novembre 2014 e nel maggio scorso, le riunioni del
consiglio che ha redatto l'Instrumentum. Secondo elemento: il Concilio
Vaticano II. Se ne respira il profumo migliore. Altro che fredda celebrazione,
a 50 anni della sua chiusura. E' una Chiesa in ascolto del mondo; madre e
maestra, sì, ma soprattutto compagna di viaggio delle donne e degli uomini.
Terzo elemento: il metodo della collegialità. Si è parlato, si parla e si
parlerà con franchezza; ci si confronta e ci si confronterà su tutto, senza
remore. Questo aiuterà il Papa chiamato poi a decidere».
I cinque argomenti più
importanti? «Primo: la bellezza della famiglia, società naturale fondata sul
matrimonio, unione stabile e feconda di un uomo e di una donna. Lo ribadiamo
non per polemizzare con qualcuno ma per indicare un orizzonte valido per tutti.
Secondo: l'accompagnamento. Vogliamo essere una Chiesa che non sale in
cattedra, non lancia anatemi, ma sta dalla parte della gente. Nessuna abiura,
ci mancherebbe. Vogliamo innovare i modi dell'annuncio, non i suoi contenuti.
Terzo: l'integrazione di donne e uomini protagonisti e responsabili quale che
sia lo stato delle loro relazioni familiari. Nell'Instrumentum si trova la
richiesta di rimuovere il veto che impedisce a divorziati e risposati di
diventare padrini o madrine, catechisti, ministri straordinari dell'Eucarestia.
Quarto: il respiro ecumenico e interreligioso. Quinto: la centralità della
persona, il che porta anche a un maggior coinvolgimento delle donne. Che devono
aver più spazio nei processi decisionali interni alla Chiesa, devono vedersi
affidate responsabilità dirette a capo di alcuni organismi, dalla Caritas agli
Uffici famiglia, devono essere coinvolte nella formazione dei sacerdoti».