Il patriarca Francesco Moraglia guarda piazza San Marco invasa dall'acqua alta
“Carissimi ragazze e ragazzi, veri angeli dell'acqua alta, grazie per il vostro gesto semplice che dischiude il cuore alla speranza”, inizia così la lettera inviata dal Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, ai tantissimi giovani volontari che in questi giorni sono accorsi in aiuto alla popolazione di Venezia colpita dall’eccezionale acqua alta del 12 novembre scorso.
Il vescovo ha voluto esprimere la gratitudine sua e dell’intera città nei confronti di quei gruppi giovanili organizzati, ad iniziare da “Venice Calls” (vedi nostro articolo di ieri), già ribattezzati “gli angeli dell’acqua alta”, evocante i celebri e storici “Angeli del fango” in azione a Firenze dopo la disastrosa alluvione del 1966, che si sono attivati fin da subito per soccorrere residenti, negozianti e chiunque altro fosse in difficoltà a causa dell’allagamento del centro storico veneziano.
“Il mio grazie a voi che - in questi giorni di sofferenza per la nostra amatissima e ferita città - vi siete resi disponibili ad aiutare chi è stato colpito dall’eccezionale ondata d’acqua alta”, scrive Moraglia che poi ricorda la sua giovinezza e la sua esperienza di volontario durante la grande mareggiata che investì la sua Liguria quasi mezzo secolo fa: “Torno col pensiero alla grande alluvione che colpì la Liguria nell’ormai lontano 1970 quando, allora diciassettenne e studente liceale, ho trascorso insieme a tanti miei coetanei più settimane a spalare fango. Non fu tanto un esercizio fisico, ma qualcosa di più, la ricerca di un’empatia con una città ferita che nasceva dall’anima che, sempre, è la guida della persona. Il sorriso e il grazie, ricevuti alla fine di una giornata di duro lavoro, rappresentavano qualcosa che mi faceva sentire non importante ma felice, in sintonia con quelle persone che si erano soccorse e con l’intera città”.
Quindi, tornando all’emergenza di oggi, prosegue: “Il vostro gesto così semplice, cari e, consentitemi, splendidi ragazzi, fa bene a tutti, a voi che lo state compiendo, a chi ne beneficia, a chi vi osserva, a tutta la città. Per voi, ne sono certo, è un gesto spontaneo che viene dal cuore; per noi adulti un gesto splendido, così come è splendida la vostra età. Così ci aiutate a guardare il futuro con speranza perché il vostro è un gesto che va oltre ciò che materialmente realizza ed è importantissimo per il significato che riveste”.
Il Patriarca, poi, si sofferma sull’importanza della solidarietà e dei gesti gratuiti quali costruttori di comunità: “I gesti, talvolta, parlano più di mille parole; voi ci dite che l’altro vi sta a cuore. Sì, attenzione all’altro ma non solo. Con questo gesto ci aprite alla speranza di una nuova convivenza sociale, più aperta alle necessità altrui e ad una reale condivisione, non volendo lasciare indietro nessuno”.
Conclude poi con l’ammissione sommessa che gli adulti d’oggi non hanno lasciato “spazio” al protagonismo dei figli. “Questo vostro gesto è, per noi adulti, motivo di consolazione poiché ci fa intravvedere una Venezia che noi non siamo ancora riusciti a costruire. Sentiamo così anche il bisogno di dare a voi più spazio, a voi cittadini di un domani ormai prossimo che speriamo, presto, diventi anche il nostro oggi.
Cari ragazzi e ragazze, rinnovo la mia gratitudine commosso per la testimonianza che date con semplicità e gioia. La vostra cordiale e determinata creatività dice che la convivenza della città nasce da scelte semplici, concrete e generose proprio da parte di chi l’abita e l’ama. Dio vi benedica e la Madonna della Salute vi protegga!”.