PHOTO
La parola fine vorrebbe metterla Giovanni Ricci, figlio di Domenico, l'appuntato dei carabinieri che la mattina del 16 marzo 1978 fu ucciso nella strage di via Fani mentre era alla guida della macchina del presidente dc Aldo Moro. «Ringrazio tutti per la solidarietà, ma adesso per favore basta. Non voglio innescare ancor inutili e futili polemiche. Sarebbero fuori luogo. Andiamo oltre!».
Le polemiche sono quelle che si sono succedute sulla bacheca di Barbara Balzerani, ex brigatista (anche se tecnicamente non si mai pentita) che partecipo alla strage di via Fani e a numerosi omicidi tra cui quello del giudice Gerolamo Minervini, quando era direttore degli Istituti di pena.
Il suo post - «chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?» ha provocato l'immediata reazione anche di un altro brigatista, Raimondo Etro, noto per aver custodito le armi usate in via Fani. Un botta e risposta in cui Etro si rivolge alla «signora Barbara Balzerani» per «chiederle di tacere semplicemente in nome dell’umanità verso le vittime, inclusi quelli caduti tra noi...».
I post che ieri sembravano cancellati, in realtà sono ancora visibili. «Per nascondere di avere agito per conto e per fini che con la cosiddetta rivoluzione proletaria non avevano nulla a che fare lei nega addirittura l’evidenza. Non voglio entrare nel merito delle chiacchiere “chi c’era o chi non c’era in via Fani, infiltrazioni, depistaggi o altro”. Mi limito a dire semplicemente: “ci hanno lasciati fare”...», scrive Etro concludendo con un «Il silenzio sarebbe preferibile all’ostentazione di sé, per il misero risultato di avere qualche applauso da una minoranza di idioti che indossano la sciarpetta rossa o la kefiah. Ci rivedremo all’Inferno».
Ma forse ha ragione Giovanni Ricci. Meglio concentrarsi su cose più serie e liquidare la faccenda come «una infelice idea di pubblicare quella frase».





