Di Igor Traboni
Da trent’anni Chiara Amirante spende la sua vita a sanare ferite, materiali e morali, a guarire cuori spezzati e caduti nell’inferno della vita, partendo dai primi drogati e barboni trovati nei sottopassaggi della stazione Termini, a Roma, per arrivare ai vuoti esistenziali di questa epoca e di tanti giovani le cui nuove dipendenze si chiamano anche pornografia e ludopatia. La sua creatura, Nuovi Orizzonti, ha festeggiato trent’anni ma lei qualche mese fa ha rassegnato le dimissioni da presidente di questa opera, ora diffusa in tutto il mondo.
Da tempo, Chiara deve deve fare i conti con problemi di salute che si stanno aggravando. Ma lei a Credere assicura: «Non ho paura di morire perché la fede mi fa credere che ci attende la pienezza della vita del Cielo ed è ciò che la mia anima da sempre desidera. Credo infatti che se al buon ladrone è stato sufficiente dire a Gesù “ricordati di me” per sentirsi rispondere “oggi stesso sarai con me in Paradiso”, la misericordia di Dio è davvero grande e lassù c’è un posticino per tutti.
Quindi più che la fine mi fa paura il dolore incessante, il sentirmi sfinita oltre ogni possibilità». E in questa prova Amirante trova sostegno in Cristo: «Guardando a Lui cerco di fare mie le preghiere che ha pronunciato durante la sua Passione dolorosa: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42) e “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). Avere anche il sostegno del Papa in questo momento dà una grande forza: è il regalo di una carezza al cuore per me e per tutti».
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Leggi l’intervista completa a Chiara Amirante sul numero di Credere in distribuzione nelle edicole e nelle librerie religiose da giovedì 6 giugno e nelle parrocchie da domenica 9 giugno. Oppure acquista una copia digitale www.edicolasanpaolo.it/scheda/credere.aspx