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Neonati abbandonati, nei cassonetti, nel prato, nelle discariche. O più semplicemente, dove capita. Figli non voluti, non desiderati o di cui, soprattutto e purtroppo, non ci si può occupare. Troppe volte la cronaca racconta di vite interrotte o salvate solo per caso. Non abbandonateli è il grido che si leva dal cuore e dalle strutture come l’Ospedale Mangiagalli di Milano che hanno addirittura predisposto quella che un tempo si chiamava la “ruota degli esposti”.
Sono le 16.30 del primo di febbraio quando, per la seconda volta nella storia della culla per la vita della clinica milanese suona l’allarme. Sarà Fabio Mosca, primario di Neonatologia e Terapia intensiva a trovare un piccolo di due mesi, maschio e dai tratti orientali. Pesa quasi sei chili e la madre accanto al bimbo ha lasciato un biglietto con la data di nascita, 20 novembre 2015, le indicazioni del latte con cui l’ha cresciuto e il foglio delle vaccinazioni. A dimostrazione che la scelta di separarsene è stata dolorosa perché non è più stata in grado di occuparsene. Al piccolo è stato dato il nome di Giovanni («come mio figlio, spiega Mosca) in attesa delle decisioni del Tribunale dei minori sull'adottabilità. Una storia a lieto fine tra troppe che, invece, non vedono la luce.
L’occasione per ricordare i tanti luoghi dove si possono lasciare i piccoli in sicurezza e che legge italiana consente alla madre di non riconoscere il bambino e lasciarlo nell'Ospedale dove è nato affinché sia assicurata l'assistenza e anche la sua tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell'atto di nascita del bambino viene scritto «nato da donna che non consente di essere nominata».





