La lettera di papa Francesco inviata ai cardinali e vescovi della Curia Romana
Dopo essere stato eletto papa, Francesco nel 2014 introdusse la novità di tenere gli Esercizi spirituali della Quaresima per sé e la Curia Romana fuori dal Vaticano per favorire il raccoglimento e la preghiera a distanza dal luogo quotidiano di lavoro. Per questo scelse la casa del Divin Maestro di Ariccia, voluta dal beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina.
Quest’anno la pandemia ha imposto un altro cambiamento: niente Esercizi comunitari perché c’è il divieto di assembramenti. Papa Francesco ha invitato, quindi, i Cardinali residenti a Roma, i Capi Dicastero e i Superiori della Curia Romana a provvedervi in modo personale, ritirandosi in preghiera, dal pomeriggio di domenica prossima fino a venerdì 26 febbraio, nella prima settimana di Quaresima. In quella settimana saranno sospesi tutti gli impegni del Santo Padre, compresa l’udienza generale del mercoledì. Già lo scorso anno, a causa di un raffreddore, Bergoglio non aveva partecipato fisicamente agli esercizi nella cittadina laziale e si era "unito spiritualmente alla Curia".
Lo scorso 8 febbraio è stato proprio Francesco a scrivere ai confratelli cardinali e vescovi informandoli della novità e inviando loro un libro di meditazioni: «Quest’anno non avremo la grazia di poter contare su un Predicatore di Esercizi», ha scritto il Papa nella lettera, «l’attuale situazione impedisce l’assembramento di persone e per questo non potremo andare insieme alla Casa di Esercizi. Ognuno di noi», è l’invito, «prenderà quei giorni per fare gli Esercizi Spirituali dove gli sarà più conveniente».
Nella missiva, scritta da Santa Marta, dove vive, il Papa ricorda che «anch’io mi unirò a tutti facendo gli Esercizi qui. Per esprimere questa unione ho pensato di far pervenire a ciascuno questo libro: Abbi a cuore il Signore. Sono sicuro che aiuterà tutti noi nella vita spirituale. Uniti nella preghiera gli uni per gli altri, fraternamente, Franciscus».
L’autore del libro scelto dal Papa, edìto dalla San Paolo nella collana "Dimensioni dello Spirito", è un monaco cistercense anonimo, conosciuto come “Maestro di San Bartolo”. In questo testo, invita un ipotetico discepolo alla sequela, con una serie di “appunti spirituali” che richiamano a quel formidabile classico che fu l’Imitazione di Cristo, e con i toni di un vero maestro spirituale. «Figlio a me caro nel Signore, ho pensato di mettere per iscritto alcuni punti che possano servirti per il tuo progresso spirituale, così come aiutarono il mio...», scrive l’Autore.
Il testo è dovuto al ritrovamento e alla restaurazione di un manoscritto seicentesco dalle origini misteriose ed è composto da varie esortazioni, rivolte forse a destinatari diversi (data la ricorrenza dei temi) e da alcuni testi, più lunghi, sviluppati invece come delle meditazioni o appunti per la predicazione. Il tutto ha come comun denominatore un linguaggio colto e forbito, insieme ad un contenuto attualissimo.
A curare la prefazione del testo è il gesuita Daniele Libanori, nato a Ostellato, già rettore del seminario di Ferrara e dal 13 gennaio 2018 vescovo ausiliare di Roma che scrive: «L'autore del manoscritto è sconosciuto. Potrebbe trattarsi di un monaco del monastero cistercense ferrarese di San Bartolo vissuto nel XVII secolo. Per tale motivo nel libro è da noi indicato come Maestro di San Bartolo. Ho tenuto presso di me quei fogli per più di vent'anni. Alla fine mi sono detto che forse l'esperienza di quell'antico Maestro di San Bartolo avrebbe potuto essere utile».
Un’esperienza che ora il Papa vuole rifare in quest’inizio di Quaresima segnata dalla pandemia e che invita a fare a tutti i cardinali e vescovi della Curia Romana.