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giovedì 22 maggio 2025
 
La decisione della Svizzera
 

«Niente stretta di mano, siamo musulmani». Bloccata la cittadinanza

21/04/2016  Due fratelli siriani di Therwil, nel cantone di Basilea, si rifiutano di stringere la mano dell’insegnante donna alla fine delle lezioni per motivi religiosi. «L’abbiamo visto in una predica su Youtube», hanno detto. E le autorità bloccano il processo di naturalizzazione per tutta la famiglia che vive in Svizzera dal 2001.

«Spero che non si debba arrivare al punto di dover codificare le strette di mano». La battuta di Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento dell'educazione, cultura e sport (DECS) del Canton Ticino, riassume bene la preoccupazione in Svizzera per il caso dei due scolari musulmani di una scuola secondaria di Therwil (cantone di Basilea Campagna) che si sono rifiutati di stringere la mano alla maestra com’è consuetudine fare alla fine delle lezioni. Il motivo? Strettamente religioso, come hanno spiegato gli stessi protagonisti – due fratelli di 14 e 16 anni siriani ma cresciuti in Svizzera, di famiglia molto religiosa – nelle interviste rilasciate ai settimanali domenicali d'Oltralpe Matin Dimanche e SonntagsZeitung. «Ho scoperto questa regola (un uomo musulmano può toccare soltanto la moglie e nessuna altra donna, ndr) guardando una predica su internet. Mio padre me l'ha poi confermata», ha affermato il sedicenne.

Il papà è da anni imam nella moschea Faysal di Basilea che, secondo quanto riportato negli ultimi giorni dalla stampa, è nota per le sue posizioni radicali. «Siamo radicali perché seguiamo i precetti dell'Islam? Ma questo è un nostro dovere!», ha affermato il maggiore dei due ragazzi. Quello che all’inizio sembrava solo un incidente, in realtà, si è trasformato in un caso politico e mercoledì le autorità di Basilea hanno fatto sapere di aver momentaneamente sospeso il processo di naturalizzazione per dare la cittadinanza ai due adolescenti e ai loro familiari. E il motivo è proprio l'episodio avvenuto a scuola con la decisione conseguente da parte della direzione della scuola di Therwil di esonerare gli allievi musulmani dalla stretta di mano. La scuola, come da procedura, ha poi contattato i vertici cantonali per sapere come regolarsi. La direttrice Christine Akeret ha spiegato al quotidiano Blick di aver pensato inizialmente a una sospensione o a una multa: «Non sapevamo cosa fare», ha detto.  

Il padre dei due ragazzi, l’imam I.S. (Foto tratta dal Basler Zeitung)
Il padre dei due ragazzi, l’imam I.S. (Foto tratta dal Basler Zeitung)

Il consiglio islamico svizzero: proibiti i contatti con le donne

Secondo il Corriere del Ticino, la famiglia dei due ragazzi aveva depositato la domanda di naturalizzazione il 4 gennaio. Le carte sembravano in regola. Il padre aveva ottenuto l’asilo nel 2001 e la famiglia vive a Ettingen da diversi anni. L’ufficio della migrazione intende convocare tutta la famiglia (otto membri in totale) per ascoltarli. Sul tema il Dipartimento cantonale dell'educazione ha chiesto una perizia giuridica mentre diversi interventi parlamentari sono stati depositati nel parlamento cantonale per vietare eccezioni nell'ambito formativo fondate sulla religione. E i musulmani cosa dicono?

Il Consiglio centrale islamico svizzero ha confermato che la stretta di mano tra uomini e donne è proibita. «Dopo gli attacchi di Colonia, alla vigilia di Capodanno, è stato chiesto ai musulmani di mantenere le distanze dalle donne, ora chiedono di avvicinarsi a loro», ha spiegato il portavoce Qaasim Illi. Mentre dalla Federazione delle organizzazioni islamiche elvetiche spiegano che stringere la mano tra uomo e donna per un semplice saluto è «permesso dal punto di vista teologico».
Il Basler Zeitung ha ricostruito la storia di questo del padre dei ragazzi, I.S, 54 anni, di origini siriane. Scappa in Libano nel 1981 per sfuggire al regime di Assad padre, per i media svizzeri l’uomo sarebbe un sostenitore dei Fratelli musulmani. Successivamente si trasferisce prima a Dubai e poi in Arabia Saudita dove diventa imam. Fino al 2001, quando approda in Svizzera dove ottiene asilo politico e inizia a lavorare come meccanico abusivo.  

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