“La verità? Non c’è una una sola verità quando si parla di ordine pubblico. Abbiamo fatto tutto il possibile, abbiamo fatto da scudo con i nostri corpi per evitare il peggio, che ci scappasse il morto. Sei miei colleghi sono rimasti feriti». La testimonianza viene dalle parole di un assistente capo di polizia, uno di quelli che le strade di Napoli le conosce bene. Lavora al reparto mobile, casco in testa e mani serrate sullo sfollagente, da 20 anni affronta le guerriglie in strada, che siano anarchici, eversivi o ultras. Chiede di restare in anonimato per »evitare problemi coi miei funzionari» ma le sue parole colpiscono a fondo la precarietà di un sistema». Napoli, il giorno dopo la partita di Uefa Champion’s League è un campo di battaglia. Dieci autobus dell’Anm, l’azienda municipale, distrutti, una volante della polizia data alle fiamme e un centro storico - patrimonio Unesco - devastato dagli scontri tra forze dell’ordine e facinorosi dell’Eintracht Francoforte, la squadra ospite. Per ricostruire quanto accaduto occorre riavvolgere il nastro delle 24 ore di scontri e fare un passo indietro. In Europa non c'è usanza di vietare la trasferta ai tifosi per motivo d'ordine pubblico, metodo che invece in Italia si usa soprattutto nelle serie minori. Cosa succede? Basandosi su una informativa delle forze dell'ordine il prefetto di Napoli Claudio Palomba ferma la trasferta dei tedeschi di Francoforte. Che ricorrono alla giustizia, ovvero al Tribunale amministrativo italiano. Il Tar gli dà ragione, ma fra sospensive e giudizio nel merito si arriva alla partita. I tifosi dell'Eintracht vengono a Napoli a prescindere.
Vengono senza biglietto, vengono con l'obiettivo di presidiare ed esserci e non è un buon segno. Nel frattempo il dispositivo di sicurezza viene preso pericolosamente sotto gamba. Si arriva a mercoledì 15 marzo. I tedeschi sono già qui a Napoli, sono un migliaio, arrivati la sera prima. E già non depone bene: nella notte tra martedì e mercoledì in piazza Bellini un gruppo di tifosi ha lanciato bottiglie di vetro contro un bar, chiuso. Sempre nella nottata, tra la stazione e il lungomare, uno dei bus dei tifosi tedeschi è stato fatto oggetto del lancio di petardi. »Abbiamo spesso le mani legate - spiega il poliziotto - dal lontano 2001 quando al G8 di Genova accadde l’impensabile, l’assurdo, la gestione dell’ordine pubblico è cambiata radicalmente. Quello che accadde a Genova sarà sempre da condannare ma inevitabilmente ha segnato uno spartiacque. Oggi la gestione della piazza è politica, noi dobbiamo osservare, mediare, tamponare ed evitare il contatto. Ma noi non siamo numeri, siamo persone». Le regole di ingaggio, ovvero cosa un agente di polizia può o non può fare, vengono disciplinate dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e dal codice penale. Disciplinate e interpretate. »Questo vuol dire che sarà sempre un giudice a stabilire se ho lavorato bene o se devo finire sotto processo. E lui, il giudice, in piazza a prendersi sampietrini e molotov non c’è». È la mattina del giorno della partita. I tedeschi scendono per lo più da un unico albergo, sul Lungomare. Fanno un grosso gruppo e iniziano a camminare compatti in strada, anche velocemente, seguiti a vista da un nutrito contingente di polizia e carabinieri. Gli viene dunque concesso di ‘farsi vedere' in strada e di fare cori contro i napoletani. Nel gergo ultras significa: »Noi siamo qui, dove siete? Vi siete nascosti?«.
Il gruppo poteva essere ‘contenuto' e non mandato a spasso per Napoli a mo' di provocazione? »Immaginate se a fronte di 400 ci fossero stati 2.700 ultras: penso sarebbe stato più complesso intervenire per salvaguardare tutto». A parlare è Claudio Palomba, prefetto di Napoli che ha presieduto il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza convocato d’urgenza all’indomani dei tafferugli. Palomba ci tiene a precisare che »tra le due tifoserie non ci sono stati contatti. Impedire che 350 persone uscissero dall'albergo? Non dico che non ci sono stati problemi, ma non era pensabile che tenessimo chiusi in un albergo tutti. Li abbiamo fatti assistere all'interno dell'albergo, certo non potevamo sequestrarli. L'ordine pubblico è difficile da gestire, si basa su scelte fatte al momento, di cui poi rispondi. Se confinavamo questi 350 da qualche altra parte, a prescindere dal fatto che avevano prenotato l'albergo come normali cittadini, immaginate cosa sarebbe successo? Sono stati circoscritti. Ribadisco che hanno comprato un pacchetto da cittadini tedeschi». Ma i sindacati delle forze dell’ordine non ci stanno. «Assurdo mettere a rischio i poliziotti per il capriccio di chi vuole giocare con la loro vita e li utilizza come i burattini di turno, considerandoli un prezzo sacrificabile pur di accontentare le società calcistiche. A tutto ciò si aggiunge la cattiva gestione dell’ordine pubblico dove, secondo il nostro parere, molti poliziotti stanno rischiando la vita per scelte e strategie inappropriate ed improvvisate per la tipologia di servizio». Così Giuseppe Raimondi, segretario sindacato Coisp. Aggiunge Walter Mazzetti, segretario del sindacato di Polizia Fisp. »Napoli, i napoletani, e soprattutto tutti i colleghi impegnati in questa giornata di follia, oggi pagano gli effetti di una sovrapposizione di interventi che attengono a due sfere distinte e separate e, soprattutto, troppo lontane l’una dall’altra. C’erano motivi precisi per l’emissione del provvedimento del prefetto che voleva arginare l’arrivo dei tifosi dalla Germania, ed erano motivi di ordine pubblico. Ora, chi si occupa di ordine pubblico, con anni di esperienza specifica e sulla base di attività info-investigative complesse e articolate, pone con il proprio lavoro i presupposti che portano ad assumere provvedimenti che mal si conciliano con l’interpretazione da parte di un Tar. Ciò che attiene all’ordine pubblico e alle esigenze di sicurezza collettiva poco ha a che fare con una fredda analisi di tipo amministrativo. Oltretutto non possiamo evitare di rilevare, con grande disappunto, che nell’ordinanza con cui il Tar ha sospeso il primo provvedimento prefettizio si fa riferimento a diversi interessi da conciliare, ma non è minimamente citato, e quindi preso in considerazione, l’interesse all’incolumità dei poliziotti che sono chiamati a fare il proprio lavoro. Non è più ammissibile, bisogna iniziare a mettere nel bilancio di diritti e interessi in gioco, di qualsiasi provvedimento si tratti, anche la salute e la sicurezza di chi ha scelto di portare la divisa e che, non per questo, deve essere spedito a fronteggiare guerriglie, botte, bombe». Come si poteva evitare tutto questo? La risposta sembra essere nelle parole del presidente della squadra partenopea. »La politica italiana se n'è sempre lavata le mani, da anni dico di prendere la legge inglese e applicarla negli stadi. Mi aspetto che Meloni lo faccia». Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, invita il governo italiano a prendere esempio dal modello Thatcher. »Dovremmo investire i nostri soldi nel rifare gli impianti che poi vengono devastati? Non ci pensiamo minimamente - sottolinea De Laurentiis - Se qua non viene regolamentata la frequentazione dello stadio, non esiste questa possibilità. Lo stadio deve essere un luogo sacro».