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mercoledì 11 settembre 2024
 
Arte e inclusività
 

L'arteterapia che aiuta i bambini neurodiversi a comunicare

24/03/2023  Una mostra a Latina con trenta disegni di bambini con bisogni speciali che hanno seguito un laboratorio artistico. E un libro illustrato per imparare la condivisione e l'inclusività

Rosso come la rabbia ma anche l’amore. Una pagina nera che apre alla luce.  Un foglio imbevuto di rosso come il fuoco. Un segno che sembra un graffio di luce. Una bomba che esplode, non distrugge ma crea. Un colore inciso con le dita per esprimere l’amore verso le persone care.

Queste sono solo alcune delle suggestioni che nascono dalla creatività dei bambini del laboratorio diSEGNI senza DI, progetto di Fondazione Irene ETS, ideato e condotto dall’ arteterapeuta Sabrina Viola. La mostra dedicata raccoglie 30 opere e sarà inaugurata a Latina a partire dal 25 marzo presso lo spazio  Openhub Regione Lazio Via Tiberio 32 e visitabile sino al 31 marzo. Questo percorso di arteterapia ha accompagnato gli artisti di Fondazione Irene ETS attraverso un viaggio creativo unico in cui hanno sperimentato ed espresso difficoltà, emozioni, abilità e tratti creativi puri. Questi artisti sono bambini che vivono la neurodiversità ed hanno bisogni educativi speciali.  Il punto di partenza è lo scarabocchio perché lo scarabocchio non soccombe alle regole formali del disegno. La libertà e spontaneità del segno, si manifesta e vive nel suo movimento. Scarabocchiare è un atto creativo che determina l’innata necessità umana di comunicare con sé stessi e con gli altri. Osservando il segno lasciato dal proprio gesto è possibile visualizzare l’evoluzione di un pensiero,  comprenderne intuitivamente il significato e verbalizzarlo più facilmente. 
I bambini, attraverso un contesto ludico, hanno creato  un ponte tra il mondo ideale e il mondo reale, un collegamento che ha permesso loro di integrare esperienze vissute, definire i propri bisogni e strutturare l’identità. Ma anche di raccontare delle storie da ascoltare attraverso lo sguardo.

Nell’arte terapia si pongono le arti visive al servizio del benessere psicofisico della persona, attraverso percorsi specializzati, programmati e guidati da un professionista. In questo spazio protetto il bambino può esprimersi liberamente imparando a scoprire e riconoscere le proprie emozioni attraverso il gioco dell'arte che può facilitare lo sviluppo e il riconoscimento delle proprie risorse individuali nel gruppo. E proprio attraverso questo percorso è possibile  favorire lo sviluppo psico-emotivo della personalità del bambino, lo sviluppo motorio e la coordinazione oculo-manuale. E sviluppare inoltre le capacità di comprensione e rielaborazione attraverso il linguaggio visivo ed artistico.

 

Fondazione Irene ha inoltre appena patrocinato un albo illustrato edito da Mimebù dal titolo Una spinta per volare, testo di Caterina Pavan, illustrazioni di Giulia Cregut, rivolto a tutti i bambini per lanciare il messaggio di inclusione e accoglienza della diversità attraverso il simboilo del gioco dell'altalena. 

Davide ama andare sull’altalena. Mentre dondola avanti e indietro, sogna di essere un trapezista, poi un astronauta che galleggia nello spazio, e ancora un tuffatore provetto. Infiniti scenari prendono forma intorno a lui grazie al potere della sua fantasia. Anche Linda vorrebbe essere capace di andare sull’altalena per poter sognare, ma teme di non essere all’altezza. Osserva Davide con insistenza nella speranza che scenda per divertirsi insieme a lei, ma lui non vuole cambiare gioco, così si ferma e la invita a salire. Con la spinta giusta è convinto che tutti possano volare con l’immaginazione. Ora anche Linda è una trapezista, poi un’astronauta che galleggia nello spazio, e ancora una tuffatrice provetta. Ma il bello dell’altalena è che, se ci si stringe un po’, c’è spazio per due.Linda e Davide possono finalmente sognare insieme e condividere il magnifico mondo della fantasia. La condivisione dell’altalena diventa annullamento di ogni discriminazione ed esaltazione della bellezza della diversità. Perché sognare in due è molto più bello che sognare da soli.

 
 
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