Il luogo nel quale hanno perso la vita tre persone a causa della bomba d'acqua a Pianello d'Ostra (foto Ansa).
«Una cosa mia accaduta prima, a memoria d’uomo. In tutta la mia vita – io sono nato e cresciuto a Sassoferrato - non ho mai visto scene del genere e mai avrei potuto immaginarle. Neppure mio padre, che ha 85 anni, si ricorda di aver visto qua una situazione simile». Maurizio Greci, 48enne sindaco di Sassoferrato, uno dei Comuni della provincia di Ancona più severamente colpiti dalla terribile alluvione della notte scorsa, tra il 15 e il 16 settembre, è ancora sconvolto. «Stanotte sono andato a dormire alle 3, mi sono svegliato alle 5 e mezzo. E mi sono trovato davanti delle immagini indescrivibili a parole…”, ripete sospirando.
La bomba d’acqua si è rovesciata sul territorio marchigiano con una potenza immane. Nell'arco di due-tre ore sono caduti oltre 400 millimetri di pioggia. L’allarme per l’ondata di maltempo c’era, ma non a livelli così elevati e in modo cosi rapido, improvviso. Il grosso dell’alluvione si è scatenato in pochissimo tempo, circa un’ora. Al momento in cui scriviamo, il bilancio provvisorio del nubifragio che si abbattuto sulle Marche, in particolare sulla provincia di Ancona e in quella di Pesaro e Urbino, è di dieci vittime - a Ostra, Trecastelli, Bettolelle (Senigallia) e Barbara, tutti Comuni dell'anconetano - e tre dispersi.
Le testimonianze raccontano una situazione apocalittica: piante stradicate e trascinate via, persone che si sono rifugiate sugli alberi e sui tetti delle case. Nelle zone colpite si contano centinaia di sfollati. Sassoferrato e il Comune di Cantiano (Pesaro e Urbino), nell'entroterra, sono sommersi dall’acqua e dal fango. I problemi principali, spiega il primo cittadino di Sassoferrato, sono stati di due ordini: «Il primo, il torrente Sanguerone ha esondato in almeno tre punti in modo violentissimo. Le conseguenze sono state macchine trascinate via, case immerse nel fango, persone salvate sopra i tettucci delle macchine e sugli alberi. Il secondo, tantissime frane su buona parte del territorio, strade provinciali attualmente non percorribili, perché buona parte di esse non esiste più. Per fortuna, per quanto riguarda gli abitanti, non abbiamo avuto situazioni gravissime. Ci sono stati sei feriti, tra i quali un uomo sui 40 anni che è stato ricoverato in rianimazione perché aveva il fango nei polmoni e una bambina ricoverata all’ospedale di Jesi. Grazie all’intervento di Protezione civile, vigili del fuoco, Croce rossa, carabinieri che hanno lavorato tutta la notte abbiamo risolto i problemi più seri riguardo alle persone. Ma i danni alle abitazioni, le infrastrutture, le strade, i beni materiali sono incalcolabili. Scantinati e primi piani degli edifici allagati, fango dappertutto, macchine scomparse… I mezzi del Comune che si trovavano in un garage ora sono inutilizzabili perché sono stati sommersi da acqua e fango».
Greci racconta che la notte scorsa il Comune ha messo a disposizione una sua struttura e un’altra della Croce rossa dove sono state ospitate una ventina di persone. «Molte altre hanno trovato riparo presso parenti o amici. Abbiamo aiutato tante persone che non riuscivano a tornare a casa per via delle strade dissestate o interrotte. Per stanotte prevediamo di dare ricovero a una decina di abitanti. Oggi stiamo cercando di intervenire nelle zone più critiche e isolate, dove ci sono state frane sulle strade». Gli abitanti di Sassoferrato e del territorio circostante stamattina si sono svegliati con il sole. Ma il maltempo non dà tregua: «Già per domani, sabato, il meteo prevede ancora allerta con piogge consistenti. Siamo in una situazione davvero disastrosa».
Il monastero della Santa Croce di Fonte Avellana, alle pendici del monte Catria, è rimasto isolato perché la strada è franata. A riferirlo è Ettore Fusaro, direttore della Caritas diocesana di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola, che ha girato in mattinata tra i paesi e le frazioni della diocesi per monitorare l'emergenza e capire dove e come intervenire. «Tante case di campagna sono isolate e prive di corrente elettrica e di acqua. Nella diocesi diverse chiese antiche sono state danneggiate». E aggiunge: «Con una bomba d'acqua di una portata così grande, parlare di prevenzione è difficile... Si tratta di una calamità naturale molto al di sopra e aldilà della condizione del nostro territorio, delle nostre campagne e dei nostri fiumi».
A Senigallia è esondato il fiume Misa, in pieno centro città. «La situazione qui è drammatica. Ma la Chiesa locale fa tutto il possibile per essere vicina alle persone, soprattutto le più sofferenti. E grazie a una bellissima collaborazione con tutte le istituzioni si è sviluppata una grande risposta comune», spiega Giovanni Bomprezzi, vicedirettore della Caritas di Senigallia. «Grazie al vescovo monsignor Franco Manenti, non appena c'è stata la percezione del disastro che stava accadendo, la Caritas ha messo a disposizione il seminario vescovile per accogliere più di 90 persone sfollate. Abbiamo visto la tragedia negli occhi di queste persone, tanti anziani, famiglie che in un attimo hanno perso tutto. Sono arrivate persone coperte di fango, poco vestite perché non hanno avuto nemmeno il tempo di prendere un cambio. L'onda è arrivata in modo improvviso e devastante. Una mamma ci ha raccontato: "Appena il tempo di prendere in braccio mio figlio e avevo un metro e settanta di acqua dentro casa", L'alluvione del 2014 non è paragonbile a quella di oggi: Il fango ha coperte tante parti della città e l'entroterra diocesano è stato devastato, tanti paesi sono rimasti isolati per ore. La fase immediata dell'accoglienza è partita e sta andando avanti. Ora stiamo ragionando con il vescovo su come proseguire con gli interventi, come aiutare concretamente le persone. Stanotte 30-40 volontari si sono subito messi a disposizione, senza perdere un attimo di tempo, e hanno lavorato in modo incessante. Nelle immani tragedie, come un'alluvione che porta via tutto, la straordinaria solidarietà che si mette in moto è un grande segno di speranza e fa sentire il senso della comunità».
(Foto Ansa in alto: intervento di soccorso della Croce Rossa)