La storia umana è piena di guerre condotte in nome di Dio. “Deus lo vult”, gridavano i crociati, “Gott mit uns” (“Dio è con noi”), c’era scritto sulle uniformi dei soldati nazisti, “Allahu Akbar”, gridano i terroristi Islamici. Le radici di gran parte di questi conflitti sono anche nella Bibbia dove, come ricorda il cardinale Ravasi mettendo in guardia da interpretazioni letterarie e dal rigetto di ogni approccio ermeneutico al testo, «è stato calcolato che in almeno mille passi anticotestamentari l’ira di Dio punisce, vendica, annienta; in seicento si descrivono stragi e guerre; in cento è Dio stesso che ordina di procedere a esecuzioni capitali di persone». Per questo è più che mai necessario scrutare le scritture, ossia saperle interpretare e contestualizzare.
“Scrutare le Scritture” è anche il sottotitolo – significativo – della Bibbia in lingua araba che sarà presentata il 26 novembre a Roma nella festa del beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, e nel centenario del servizio di apostolato biblico dei Paolini, alla presenza del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, e dei vescovi di diverse Chiese di lingua araba.
Si tratta della prima edizione della Bibbia in arabo ampiamente commentata e annotata (il volume supera le tremila pagine!) con tre livelli di note – teologico, esegetico e storico – per esplorare tutta la profondità del testo biblico. Il progetto complessivo è diretto dalla Società Biblica Cattolica Internazionale, (SoBiCaIn), ufficialmente riconosciuta nel 1924, il cui presidente è il Superiore Generale della Società San Paolo, don Domenico Soliman.
Il lavoro di curatela, traduzione e revisione è stato coordinato dal biblista, il padre maronita Jean Azzam e dal biblista del Patriarcato di Gerusalemme don Francesco Voltaggio. Entrambi hanno guidato due gruppi di lavoro, uno in Libano e uno in Israele e Palestina.
«Una Bibbia in arabo c’era già, ma nessuna al mondo ha la ricchezza di note, di introduzioni, di parallelismi e di aiuto alla lettura di questa», spiega Azzam, «abbiamo utilizzato la traduzione del Vecchio Testamento, dall’ebraico e dall’aramaico, che avevano già fatto nell’Ottocento i gesuiti. Per il Nuovo, invece, abbiamo adoperato il testo liturgico, in uso anche nella Chiesa maronita, che abbiamo tradotto dal greco negli anni dal 1993 al 2000. Io presiedevo la Commissione dei quattro biblisti che ha fatto questo lavoro».
Padre Azzam, risponde al telefono da Beirut dove vive nel seminario interreligioso e internazionale "Redemptoris Mater".
Perché il bisogno di una nuova edizione della Bibbia?
«Questo progetto, Scrutate le Scritture, vuole aiutare il lettore a comprendere meglio i testi non solo dal punto di vista teologico, ma, soprattutto, da quello pastorale, esistenziale, storico».
Per esempio?
«Se si parla dello Spirito Santo la nota insisterà su come esso si è manifestato dall'inizio dei tempi fino alla fine e metterà in evidenza i brani che aiutano il lettore a capire meglio la sua azione. Le note servono per meditare sul significato storico, letterario ed esistenziale dei testi. Per questo, come la traduzione italiana, il progetto si chiama Scrutate le Scritture, perché aiuta a entrare dentro la Parola di Dio».
Le note sono state il lavoro più grosso?
«Sì, nessuna Bibbia al mondo ha questo apparato. Serve per entrare nella preghiera del testo biblico. Anche le note sulla storia, sulla geografia sono funzionali ad aiutare il lettore. Abbiamo seguito quello che si dice nella tradizione cristiana e cioè che la Bibbia si spiega con la Bibbia, la Parola di Dio spiega la Parola di Dio. Questo è molto patristico: la varietà dei testi e degli autori non cambia il concetto di base e cioè che ci sia un solo Autore divino che unisce tutto ed è lo Spirito Santo. È lui che fa sì che un testo più chiaro ne chiarisca un altro e viceversa.
Chi ha lavorato a queste note?
«Siamo stati tanti biblisti, dottori in teologia, studiosi. In media ciascuno ha lavorato su una quindicina di note. Abbiamo attinto anche alle ultime scoperte bibliche e poi ci sono le introduzioni molto importanti per aiutare nella lectio. Delle 2.920 pagine, quasi la metà sono note, introduzioni e paralleli».
A chi è diretta questa Bibbia?
«A tutto il Medio Oriente. Consideriamo anche che abbiamo attinto molto agli scritti patristici e a quelli rabbinici. Ci sono serviti per una migliore comprensione storica e teologica di tutta la tradizione biblica che ha preparato l’avvento di Gesù Cristo. Questo è un aspetto importante per sottolineare che questa è una Bibbia destinata non solo a tutti i cristiani del Medio Oriente, ma davvero a tutte le persone di fede e non».
Dove sarà distribuita?
«In Iraq, in Egitto, nel Libano, in Giordania, a Gerusalemme. La Bibbia è di tutti. Le note non sono dottrinali, ma hanno un valore ecumenico».
In questo momento in cui il Medio oriente è in fiamme può essere un segno di pace?
«Lo speriamo. Certo la preghiera non è una bacchetta magica, ma ogni preghiera contribuisce alla pace. Queste meditazioni, tutto il lavoro fatto vorrebbero aiutare il dialogo».
Lei vive a Beirut?
«Sì, ho scelto di stare nel seminario "Redemptoris Mater". Sia come comunità cristiana che come comunità musulmana sunnita stiamo cercando di aiutare i profughi. E spero che anche questa Bibbia possa aiutarci ad andare avanti insieme. Siamo stati appoggiati da tanti vescovi medio orientali con l’obiettivo di trovare davvero nella Bibbia la “Buona notizia” da portare a tutti. Il Signore ha portato avanti la storia della salvezza fino a Cristo e da Cristo a noi. Speriamo che presto il Kerigma della buona notizia possa arrivare a tutti».