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domenica 02 aprile 2023
 
 

Papa Francesco: non è vano pregare per la Terra Santa

13/07/2014 

Un accorato appello e una preghiera silenziosa per la Terra Santa. Papa Francesco chiede a tutti di «continuare a pregare con insistenza per la pace in Terra Santa, alla luce dei tragici eventi degli ultimi giorni». Il Papa ricorda «l’incontro dell’8 giugno scorso con il Patriarca Bartolomeo, il Presidente Peres e il Presidente Abbas, insieme ai quali abbiamo invocato il dono della pace e ascoltato la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza» e spiega che «qualcuno potrebbe pensare che tale incontro sia avvenuto invano. Invece no, perché la preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione».

Papa Francesco esorta «le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare la preghiera e a non risparmiare alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti. E invito tutti voi ad unirvi nella preghiera».
E dopo aver fatto raccogliere tutti in silenzio recita, dalla finestra del palazzo apostolico, la preghiera: «Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace... Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono».

Prima dell'Angelus aveva spiegato il Vangelo del giorno, quello del seminatore. «Il vero protagonista di questa parabola è proprio il seme
, che produce più o meno frutto a seconda del terreno su cui è caduto», ha detto papa Francesco. «I primi tre terreni sono improduttivi: lungo la strada la semente è mangiata dagli uccelli; sul terreno sassoso i germogli seccano subito perché non hanno radici; in mezzo ai rovi il seme viene soffocato dalle spine. Il quarto terreno è il terreno buono, e soltanto lì il seme attecchisce e porta frutto.In questo caso, Gesù non si è limitato a presentare la parabola, l’ha anche spiegata ai suoi discepoli. La semente caduta sulla strada indica quanti ascoltano l’annuncio del Regno di Dio ma non lo accolgono; così sopraggiunge il Maligno e lo porta via. Il Maligno infatti non vuole che il seme del Vangelo germogli nel cuore degli uomini. Questo è il primo paragone. Il secondo è quello del seme caduto sulle pietre: esso rappresenta le persone che ascoltano la parola di Dio e l’accolgono subito, ma superficialmente, perché non hanno radici e sono incostanti; e quando arrivano le difficoltà e le tribolazioni, queste persone si abbattono subito. Il terzo caso è quello della semente caduta tra i rovi: Gesù spiega che si riferisce alle persone che ascoltano la parola ma, a causa delle preoccupazioni mondane e della seduzione della ricchezza, rimane soffocata. Infine, la semente caduta sul terreno fertile rappresenta quanti ascoltano la parola, la accolgono, la custodiscono e la comprendono, ed essa porta frutto. Il modello perfetto di questa terra buona è la Vergine Maria».

Il Papa, parlando a braccio, ha ricordato alla piazza di interrogarsi «Con quale disposizione lo accogliamo? E possiamo porgerci la domanda: Com’è il nostro cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto?»- E ha spiegato che anche noi siamo seminatori. «Ci farà bene non dimenticare che anche noi siamo seminatori. Dio semina semi buoni e anche qui possiamo porgerci la domanda: che tipo di seme esce dal nostro cuore e dalla nostra bocca? Le nostre parole possono fare tanto bene, ma anche tanto male, possono guarire o ferire, incoraggiare o deprimere. Ricordate ciò che conta non è ciò che entra, ma ciò che esce dalla bocca e dal cuore».

 
 
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