Lund, Svezia
Dal nostro inviato
La croce latinoamericana, opera dell’artista salvadoregno
Christian Chavarria Ayala (che collabora con la Chiesa luterana) apre la
processione all’interno della cattedrale di Lund. Entrano insieme, per la prima
volta in 500 anni, il Papa e il primate della Chiesa di Svezia, Antje Jackelén,
il vescovo di Stoccolma, monsignor Anders Arborelius, ,il cardinale Kurt Kock,
presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, il segretario della Federazione Martin Junge.
Pregano insieme, alternandosi nel leggere un testo comune redatto da cattolici
e luterani insieme. Un documento, questa dichiarazione congiunta, destinato a diventare un testo base per la
preghiera comune che non sempre è stata possibile in passato. Nelle pagine
scritte insieme molti passaggi significativi che sottolineano come «spesso
cattolici e luterani si sono soffermati più su quello che ci divide che su
quello che ci unisce» e che riconoscono che «ci dispiace enormemente per le
cose malvagie che i cattolici e i luterani hanno compiuto gli uni contro gli
altri» mettendo in evidenza che «ci pentiamo perché persino buone azioni di
riforma e rinnovamento hanno avuto conseguenze negative, non volute».
Il sermone di Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana
mondiale, commenta il brano dell’evangelista Giovanni sulla vite e i tralci sottolineando che spesso
cattolici e luterani si sono visti come tralci disgiunti, slegati gli uni gli
altri. E però, anche «prima che una commemorazione congiunta come questa fosse
possibile» uomini e donne luterani e cattolici si sono impegnati insieme
arrivando persino «al martirio dando testimonianza congiunta di fede» e così, impegnandosi insieme «non
si sono più visti come tralci separati dalla vite, ma hanno riconosciuto che anche
quando abbiamo smesso di parlarci, Cristo Gesù non ha mai smesso di parlarci,
Gesù non ci ha mai dimenticato anche quando noi ci siamo dimenticati di lui
perdendoci in azioni violente e in azioni odiose».
Junge spera in un «cammino di comunione, esigente, ma
promettente» per «essere ambasciatori di riconciliazione» ed essere «costruttori
di mense - sì, di mense - dove poter condividere pane e vino».
Un cammino in cui spera anche papa Francesco che ricorda come questo
sia anche «un momento per rendere grazie a Dio
per l’impegno di tanti nostri fratelli, di diverse comunità ecclesiali, che non
si sono rassegnati alla divisione, ma che hanno mantenuto viva la speranza
della riconciliazione tra tutti coloro che credono nell’unico Signore».
Non ha paura, il Papa, di toccare
anche il tema della giustificazione, quello che ha segnato le difficoltà più
grandi nel dialogo tra cattolici e luterani nonostante la firma congiunta del
documento proprio sulla giustificazione siglato nel 1999. Il Papa riconosce i
doni della riforma, che ha «contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra
Scrittura nella vita della Chiesa. Attraverso l’ascolto comune della Parola di
Dio nelle Scritture, il dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Federazione
Luterana Mondiale, di cui celebriamo il 50° anniversario, ha compiuto passi
importanti».
Ma Lutero ci interroga anche sulla misericordia perché ci ricorda
che «non possiamo fare nulla senza Dio. “Come posso avere un Dio
misericordioso?”. Questa è la domanda che costantemente tormentava Lutero. In
effetti, la questione del giusto rapporto con Dio è la questione decisiva della
vita. Come è noto, Lutero ha scoperto questo Dio misericordioso nella Buona
Novella di Gesù Cristo incarnato, morto e risorto. Con il concetto di “solo
per grazia divina”», sottolinea papa Francesco, «ci viene ricordato che Dio
ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, nel momento
stesso in cui cerca di suscitare tale risposta. La dottrina della
giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio».
E chiama a una
testimonianza comune, perché «come cristiani saremo testimonianza credibile
della misericordia nella misura in cui il perdono, il rinnovamento e la
riconciliazione saranno un’esperienza quotidiana tra noi. Insieme possiamo
annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio,
difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo
e nel mondo, la fede cristiana è incompleta».
Infine il momento centrale della celebrazione ecumenica: la proclamazione, insieme, del credo. E poi la parte dell'impegno, con i 5 imperativi che si trovano alla fine del documento Dal conflitto alla comunione, e con i bambini che portano sull'altare - a destra e a sinistra della croce - una candela per ogni imperativo:
Il primo impegno di cattolici e luterani è quello di «partire sempre dalla prospettiva dell'unità e non della divisione».
Il secondo imperativo: «luterani e cattolici devono lasciarsi continuamente trasformare dall'incontro con l'altro e dalla reciproca testimonianza di fede».
Il terzo impegno ecumenico: «impegnarsi a ricercare l'unità visibile, a elaborare e sviluppare insieme ciò che questo comporta anche concretamente e attendere costantemente verso questo obiettivo».
Il quarto: «riscoprire congiuntamente la potenza del Vangelo di Gesù Cristo per il nostro tempo».
Infine il quinto imperativo che chiede a cattolici e luterani di «rendere insieme testimonianza della misericordia di Dio nell'annuncio del Vangelo e nel servizio al mondo».
Prima di lasciare la cattedrale viene firmata formalmente la dichiarazione congiunta tra la Chiesa cattolica e quella luterana. Una firma, quella di papa Francesco e del vescovo Younan, introdotta dal vescovo Elga Ogland e sottolineata d aun lungo caloroso appluaso da parte di tutta l'assemblea.