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mercoledì 18 giugno 2025
 
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Il Pallio, l'anello, i riti e i leader del mondo: tutto quello che c'è da sapere sulla Messa d'inizio pontificato di Leone XIV

16/05/2025  Dall’omaggio alla tomba di Pietro ai simboli che si tramandano da secoli alla disposizione al numero di concelebranti (200 cardinali e 750 tra vescovi e sacerdoti) fino alle delegazioni, circa 153, dei Capi di Stato, di governo e dei sovrani regnanti, guida alla celebrazione che segna l’inizio ufficiale del ministero del nuovo Papa

La celebrazione che dà ufficialmente inizio al ministero di un Papa segue regole precise, che sono cambiate nel corso degli anni, anche se ci sono alcuni simboli che sono rimasti uguali. Ad aggiornarne il rito è stato Benedetto XVI con un decreto del 20 aprile 2005, all’indomani della sua elezione, che papa Francesco non ha modificato. Si chiama Ordo Rituum pro Ministerii Petrini Initio Romae Episcopi (Ordine dei riti per l'inaugurazione del ministero petrino del vescovo di Roma) e tiene conto delle riforme liturgiche successive al Concilio Vaticano II. La principale novità di quest’Ordo consiste nel distinguere i riti e i gesti cerimoniali legati al ministero petrino, da svolgere al di fuori della Messa e non più all’interno di essa. Altre novità sono: una scelta musicale più ampia; le visite alle due Basiliche papali di San Paolo fuori le Mura e di Santa Maria Maggiore che possono essere compiute quando il Pontefice riterrà più opportuno, anche a distanza di tempo dall’elezione, e nella forma che giudicherà più adatta, sia essa una messa, la celebrazione della Liturgia delle Ore o un atto liturgico particolare.

La messa d’inaugurazione del pontificato di Leone XIV è in programma domenica 18 maggio, quinta domenica di Pasqua, in piazza San Pietro alla presenza di circa 200 delegazioni tra Capi di Stato, di governo e sovrani di tutto il mondo.

DATA – Secondo un’antica tradizione che risale al IV secolo, l’inaugurazione — all'epoca si parlava di consacrazione o di benedizione — avveniva di domenica. Così è stato per Giovanni Paolo II (22 ottobre 1978) e Benedetto XVI (24 aprile 2005). Eletto il 13 marzo 2013, Francesco scelse la vicina festa di San Giuseppe (19 marzo) del quale papa Bergoglio era particolarmente devoto.

L’OMAGGIO ALLA TOMBA DI PIETRO – Prima della Messa il Pontefice scende, con i Patriarchi delle Chiese Orientali, al Sepolcro di San Pietro, sormontato dallo splendido e maestoso baldacchino di bronzo del Bernini, e vi sosta in preghiera. Poi incensa la tomba. Questo rito, spiega l’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, «sottolinea lo stretto legame del Vescovo di Roma all’Apostolo Pietro e al suo martirio, radunando il popolo di Dio, in un giorno così solenne, nello stesso luogo dove egli ha confessato con il sangue la sua fede insieme a tanti altri cristiani che con lui hanno dato la stessa testimonianza». Nel frattempo i diaconi prendono il Pallio pastorale, l’Anello del pescatore e il Libro dei Vangeli e li portano insieme in processione. Il Santo Padre risale in Basilica e si unisce alla processione verso il sagrato della piazza dove si svolge la celebrazione eucaristica.

LAUDES REGIAE – Durante la processione si cantano le Laudes Regiae, che sostituiscono il canto d’ingresso, con le quali si invoca l’aiuto dei Santi affinché sostengano la Chiesa e la missione del Papa. A ogni invocazione si risponde: “Tu illum adiuva”, “Sostienilo” (riferito al Pontefice) e “Tu illam adiuva”, “Sostienila” (riferito alla Chiesa). Le Laudes risalgono all’Alto Medioevo e furono intonate anche all’incoronazione di Carlo Magno.

ASPERSIONE – All’inizio della Messa, il Papa Leone XIV benedice l’acqua e asperge tutti i fedeli in ricordo del Battesimo.

LETTURE – La prima è tratta dagli Atti degli Apostoli e viene letta in spagnolo, la seconda dalla Prima Lettera di San Pietro Apostolo (in inglese) mentre il Vangelo viene proclamato sia in latino che in greco ed è il brano di Giovanni in cui Gesù chiede per tre volte a Pietro se lo ama e alla risposta affermativa, gli comanda: «Pasci i miei agnelli». Il riferimento è alla missione specifica del Papa e vescovo di Roma di confermare nella fede i cattolici di tutto il mondo.

LATINO – Le preghiere della Messa sono tutte in latino, la lingua ufficiale della Chiesa cattolica, anche se non mancano le altre lingue. Dopo il Credo, viene recitata la preghiera dei fedeli. Le varie intenzioni sono lette in portoghese, francese, arabo, cinese e polacco.

DISPOSIZIONE DEI POSTI – Guardando la Basilica, sulla sinistra del sagrato prendono posto i concelebranti: cardinali (circa 200), vescovi e sacerdoti (750) e le delegazioni delle chiese cristiane. Sulla destra, come sempre, siedono le delegazioni dei Paesi, con i Capi di Stato e di governo e i sovrani. Le prime, nell’ordine alfabetico della lingua francese, adottata dal Protocollo vaticano, sono Italia, Stati Uniti, terra d’origine del nuovo Papa che è nato a Chicago, e Perù, la “seconda patria” di Leone XIV dove ha svolto il suo ministero episcopale e di cui ha preso la cittadinanza. Scendendo dal sagrato, a sinistra siedono i rappresentanti delle altre religioni e i sacerdoti concelebranti che sono circa 3.400. Dall'altra parte, sulla destra, c’è il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede (l’insieme degli ambasciatori) e le altre autorità.

PAPAMOBILE – La Messa d’inizio pontificato è anche l’occasione per il primo giro in papamobile di Leone XIV tra i fedeli presenti in piazza San Pietro. Il giro inizierà alle ore 9, un’ora esatta prima della celebrazione, come ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni.

IMPOSIZIONE DEI SIMBOLI – Alla fine della proclamazione del Vangelo vengono imposti al Papa il Pallio e l’Anello del Pescatore. Entrambi i simboli hanno un significato storico e simbolico preciso. In particolare, il Pallio è imposto dal cardinale dell'ordine dei diaconi Dominque Mamberti (lo stesso che ha annunciato l'Habemus Papam) in rappresentanza dell'Europa; un cardinale dell'ordine dei presbiteri, il congolese Fridolin Ambongo Besungu, in rappresentanza dell'Africa, prega perchè il Signore assista l'eletto mentre un cardinale dell'ordine dei vescovi, il filippino Louis Tagle, in rappresentanza dell'Asia, consegna al Pontefice l'Anello del pescatore.

PALLIO – Si tratta di un’antichissima insegna episcopale confezionata con lana di agnelli, evoca la pecora smarrita che il Buon Pastore riporta all’ovile sulle sue spalle (come si legge nel brano del Vangelo di Matteo 18, 12-14) ed è descritta da varie testimonianze dei Padri della Chiesa come quella di Simeone di Tessalonica: «Il pallio indica il Salvatore che incontrandoci come la pecora perduta se la carica sulle spalle, e assumendo la nostra natura umana nella Incarnazione, l’ha divinizzata, con la sua morte in croce ci ha offerto al Padre e con la risurrezione ci ha esaltato». Il Pallio affonda le sue origini nella tradizione imperiale della tarda antichità: gli imperatori e i loro alti ufficiali usavano infatti portare delle sciarpe. La lana bianca di cui è tessuto il Pallio proviene da due agnelli offerti nella festa di sant’Agnese (21 gennaio) ed è realizzato dalle monache benedettine del convento di Santa Cecilia, a Trastevere. Il Pallio del Papa ha incise cinque croci rosse e rappresenta la sua missione universale e la comunione con la Chiesa universale. Insegna dapprima esclusiva del Sommo Pontefice, a partire dal VI secolo, il Pallio venne consegnato dal Papa anche a quei vescovi che avessero ricevuto dalla Santa Sede una speciale giurisdizione su alcune diocesi. Il rito si apre con questa preghiera: «Il Dio della Pace, che ha fatto risorgere dai morti il Pastore grande delle pecore il Signore nostro Gesù Cristo, ti doni egli stesso il Pallio preso dalla Confessione dell’apostolo Pietro. A lui il buon Pastore ha comandato di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle e oggi tu succedi a Pietro nell’Episcopato di questa Chiesa che egli ha generata alla fede assieme all’apostolo Paolo. Lo Spirito di Verità, che procede dal Padre, doni abbondante ispirazione e discernimento al tuo ministero per confermare i fratelli nell’unità della fede».

ANELLO DEL PESCATORE – È l’insegna propria del vescovo (il Papa è il vescovo di Roma). Per tradizione è d’oro, porta incisa la barca di San Pietro e il nome del Papa. L’anello del pescatore nasce nel Duecento. Il più antico fu trovato a Viterbo nella tomba di Clemente IV (1265-1268). Il termine rinvia al Vangelo di Matteo, che racconta come Pietro e suo fratello Andrea furono fatti da Cristo pescatori di uomini (Mt 4, 19). Papa Francesco ne ricevette uno di argento dorato, opera dell’incisore Enrico Manfrini. In passato l’Anello veniva utilizzato anche come sigillo per i documenti. Viene distrutto dopo la morte del Pontefice. Dopo il rito delle consegne il Santo Padre benedice l’assemblea con il Libro dei Vangeli, mentre si acclama in greco: Ad multos annos!

OBBEDIENZA – Dopo l’imposizione del Pallio e dell’Anello, si svolge il rito simbolico dell’«obbedienza» prestata al Papa da dodici rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio, provenienti da varie parti del mondo. Per i cardinali, saranno l'arcivescovo di Toronto Francis Leo per l'America del Nord, l'arcivescovo di Porto Alegre (Brasile) Jaime Spengler per l'America del Sud e l'arcivescovo di Port Moresby (Papua Nuova Guinea) John Ribat per l'Oceania. Prestano obbedienza anche un vescovo (il pastore di Callao Luis Alberto Barrera), un presbitero (Guillermo Inca Pereda), un diacono (Teodoro Mandato), due religiosi (suor Oonah O’Shea, presidente dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali, e il gesuita padre Arturo Sosa, presidente dell'Unione Superiori Generali), una coppia di sposi (Rafael Santa Maria e Ana María Olguín) e due giovani (Josemaria Diaz e Sheyla Cruz).

DELEGAZIONI –  Sono, in totale, 153, secondo la lista ufficiale diramata dalla Sala Stampa vaticana. La prima è quella italiana ed è guidata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella accompagnato dalla figlia Laura, insieme alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i presidenti di Senato e Camera, La Russa e Fontana; segue quella peruviana composta dalla presidente, Dina Ercilia Boluarte Zegarra,il ministro degli Esteri Elmer José Germán Gonzalo Schialer Salcedo e il ministro della Giustizia e dei Diritti umani Juan Enrique Alcántara Medrano, infine quella americana guidata dal vicepresidente JD Vance con la moglie Usha, il segretario di Stato, Marco Antonio Rubio con la moglie Jeannette Dousdebes. Seguono i sovrani regnanti cattolici di Andorra, Belgio, Emirati Arabi, Spagna, Liechtenstein, Lussemburgo, Monaco, Orine di Malta e Paesi Bassi. I capi di Stato presenti provengono da Albania, Antigua e Barbados, Armenia, Colombia, Equatore, Gabon, Georgia, Ungheria, Irlanda, Israele, Libano, Lituania, Nigeria, Paraguay, Polonia, Portogallo, San Marino, Slovacchia, Svizzera, Togo, Ucraina, Unione europea. Seguono i principi ereditari e le case reali di Svezia, Arabia Saudita, Giordania, Oman e Regno Unito. Nutrita anche la lista dei capi di governo, provenienti da Spagna, Andorra, Australia, Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Canada, Croazia, Francia, Lettonia, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Marocco, Mozambico, Montenegro, Paesi Bassi, Serbia, Slovenia. I vice capi di Stato provengono invece da Brasile, Burundi, Cuba, El Salvador, Namibia, Repubblica Domenicana, Zimbabwe. Due le delegazioni dei vice primi-ministri, quelle di Spagna e del Regno Unito. Seguono poi i presidenti di Parlamento di Azerbaijan, Bielorussia, Cile, Estonia, Uzbekistan, Pakistan, Romania, Timor Est. In piazza anche i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Argentina, Costa Rica, Cipro, Ghana, Panama, Seychelles, Sud Sudan. Tra le organizzazioni interazionali sono presenti: Fao, Consiglio d’Europa, Ifad, Pam, Unhcr, Oim, Lega Araba. I ministri sono quello di Bahrein, Camerun, Capo Verde, Corea, Costa d’Avorio, Egitto, Finlandia, Grecia, Indonesia, Iran, Mauritius, Messico, Palestina, Repubblica Ceca, Federazione Russa, Senegal, Singapore, Svezia, Turchia. Altre personalità provengono da Burkina-Faso, Cina, Honduras, India, Giappone, Uganda, Thailandia. Molto lunga anche la lista degli ambasciatori, provenienti da Sud Africa, Bahamas, Barbados, Bangladesh, Bolivia, Repubblica del Congo, Danimarca, Guatemala, Guinea equatoriale, Haiti, Iraq, Islanda, Kenya, Kuwait, Nicaragua, Madagascar, Malesia, Myanmar, Norvegia, Nuova Zelanda, Oman, Filippine, Qatar, Santa Lucia, Siria, Tanzania, Ciad, Trinidad e Tobago, Vanuatu. Altre sei delegazioni sono formate da personalità provenienti da diversi Paesi. Due le delegazioni extra, provenienti dal Kosovo e dal Vietnam. Al termine della Messa, papa Leone XIV saluterà tutte le delegazioni presenti all’interno della Basilica di San Pietro.

ALTARE – Sul cancello centrale della Basilica di San Pietro è stato posto l’arazzo della pesca miracolosa (che richiama il brano del Vangelo di Giovanni 21, 1-8), in cui è raffigurato il dialogo di Gesù con Pietro, a cui fa esplicito riferimento la celebrazione. Si tratta della riproduzione di un arazzo di manifattura fiamminga, realizzato per la Cappella Sistina su un cartone di Raffaello Sanzio e conservato nei Musei Vaticani. Accanto all’Altare è collocata l’effigie della Madonna del Buon Consiglio del Santuario mariano di Genazzano (Roma), retto dagli Agostiniani, e dove papa Leone XIV si è recato in visita privata due giorni dopo la sua elezione, il 10 maggio scorso.

TIARA – Oggi non si parla più, perché di fatto non lo è, di incoronazione del nuovo Papa mediante l’imposizione della tiara papale, o triregno, una particolare corona utilizzata dai pontefici a partire dal Medioevo fino alla seconda metà del secolo XX come simbolo di sovranità. La tiara era composta da tre corone sovrapposte simboleggianti il potere spirituale, temporale e supremo mentre la cerimonia d’incoronazione nel Medioevo si svolgeva sul sagrato della Basilica vaticana, in epoca moderna sulla Loggia. L’ultimo Papa ad essere incoronato è stato Paolo VI nel 1963. Un anno dopo, il 13 novembre 1964, durante una liturgia celebrata secondo il rito bizantino, papa Montini la mise all’asta per donarne il ricavato ai poveri e oggi è conservata nel museo del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington. Da allora nessuno dei suoi successori l’ha mai più usata e Benedetto XVI l’ha anche abolita dallo stemma papale, sostituendola con la mitria vescovile.

DRESS CODE – Il cerimoniale impone il nero in segno di rispetto e umiltà. Inoltre, per lo stesso motivo, sono bandite scollature, gonne corte o comunque sopra il ginocchio, maniche corte, spalle scoperte e sandali. Vivamente consigliato il velo per coprire i capelli come si faceva comunemente in chiesa fino a qualche decennio fa. E a proposito di velo, pare che nell’invito recapitato agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede sia stato richiesto il velo nero per le consorti dei diplomatici.

IL “PRIVILEGIO DEL BIANCO” – Le sovrane cattoliche in carica, emerite oppure consorti godono del cosiddetto “privilegio del bianco”, ossia possono partecipare alla cerimonia in abito e velo bianchi. Si tratta della granduchessa del Lussemburgo Maria Teresa, la principessa Charlène di Monaco, consorte del principe Alberto, Letizia di Spagna e Mathilde del Belgio mentre hanno lo stesso privilegio ma non sono attese a Roma Paola del Belgio, Sofia di Spagna e Marina Doria, vedova di Vittorio Emanuele di Savoia. Benché di religione cattolica ma sposata con un re protestante, Maxima d'Olanda dovrà vestirsi di nero. Stesso discorso per Victoria di Svezia, luterana.

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