Cari amici lettori, lo sapete già: a soli 17 giorni dalla morte di papa Francesco e dopo un conclave rapidissimo con soli quattro scrutini, la Chiesa ha un nuovo Pontefice, lo statunitense Robert Francis Prevost, che ha assunto il nome di Leone XIV.
È stata un’emozione intensa, che ha colto tutti di sorpresa, assistere alla famosa fumata bianca che annuncia l’avvenuta elezione; l’attesa trepidante, quasi spasmodica, di udire l’Habemus Papam pronunciato dal cardinale protodiacono; la sorpresa della piazza al vedere apparire un volto e sentire un nome sconosciuto ai più e poi l’esplosione di gioia dei fedeli nell’accogliere il Papa che guiderà la Chiesa nei prossimi anni; la visibile commozione di Leone XIV nell’affacciarsi alla Loggia delle benedizioni; e infine le prime parole, anziché un semplice saluto a braccio, con un messaggio abbastanza articolato, scritto a mano, che cominciava con l’augurio pasquale di Cristo: «Pace a voi!».
Alcuni tratti della biografia di Leone XIV colpiscono molto: statunitense, nato a Chicago, con radici spagnole, francesi, italiane, e antenati persino creoli. Poi la doppia nazionalità (americana e peruviana), essendo stato diversi anni in missione a Chiclayo in Perù.
Una solida formazione teologica (è canonista e ha insegnato diverse materie teologiche); formatore nel suo ordine religioso, gli Agostiniani, ma anche missionario e pastore, letteralmente con i piedi nel fango, come lo ritrae una foto scattata mentre aiuta nei soccorsi per un’alluvione in Perù; superiore generale del suo istituto per due mandati, dunque ampia visione internazionale, ma sempre con i piedi per terra; infine chiamato a Roma da Francesco per presiedere il Dicastero dei vescovi, snodo importante e delicato della vita della Chiesa.
Uomo vicino ai poveri delle Ande peruviane, impegnato in prima fila nella lotta contro gli abusi del clero, è a suo agio a lavorare nelle sedi istituzionali ma, anche da Papa, non disdegna di farsi dei selfie con i fedeli.
Una intensa spiritualità agostiniana, che trapela dalle sue prime parole, una mente organizzata, la capacità di tessere relazioni e lavorare insieme ad altri. Insomma, un uomo a cavallo tra mondi ed esperienze diverse che si sforzerà di ricomporre per salvaguardare la comunione, tenendo insieme unità e diversità.
Il suo nome, Leone, come egli stesso ha spiegato, vuole richiamare Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum e la parola della Chiesa sulle questioni sociali del tempo, ma rievoca anche frate Leone, l’amico legatissimo a san Francesco.
Nelle prime parole ha nominato a più riprese la parola “pace”, «disarmata, disarmante», intesa in prima battuta come quella pace che è il saluto del Risorto.
Dalla prima omelia, ai cardinali nella Messa del 9 maggio, si intuisce una delle sue preoccupazioni prioritarie: la fede, in un mondo desertificato dalla secolarizzazione, dunque la missione e l’annuncio, lo «spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscere Gesù e amarlo».
Ne sono certo: non mancherà di sorprenderci Leone XIV. Benvenuto Santo Padre, anche dalla nostra piccola “community” di Credere!
(foto Vatican Media)