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domenica 09 febbraio 2025
 
IL CASO
 

Parigi 2024, se l'Olimpiade dimentica che i protagonisti sono gli atleti

30/07/2024  Non sono bastati i bagni dimostrativi di prefetto e sindaca, la gara di triathlon viene rinviata per l'inquinamento della Senna. E chissà che succederà ora anche al nuoto in acque libere. Campioni come Gregorio Paltrinieri meriterebbero maggiore ascolto, ecco perché

Se un pluricampione come Gregorio Paltrinieri, capace a Tokyo di due medaglie olimpiche reduce da una fresca mononucleosi, dice come ha fatto nei giorni scorsi, che si sente preso in giro, qualcuno tra gli organizzatori dell’Olimpiade dovrebbe avere l’umiltà di ascoltarlo.

La questione non è di piccolo momento: che la Senna fosse un campo di gara suggestivo ma impervio si sapeva, che fosse a forte rischio di inquinamento lo si sapeva, tanto è vero che nonostante i tuffi dimostrativi di prefetto e sindaca che sanno di forzatura è stato previsto il piano B. Se prima annulla l'allenamento e poi si rinvia la gara di Triathlon perché le condizioni sanitarie per allenarsi non ci sono, inquinamento da escherichia coli (un batterio che si annida nell'intestino, un bambino di due anni sintetizzerebbe piuttosto propriamente "cacca"), sarebbe il caso di mettere da parte l’orgoglio e attivare il piano B, per la sicurezza fisica e la tranquillità mentale di tutti, e anche per rimettere al centro le esigenze dei protagonisti, che in un’Olimpiade sono e restano gli atleti, non fosse altro perché è a loro che si chiede di arrivare ogni quattro anni puntuali al meglio delle condizioni psicofisiche per dare il massimo.

È un calcolo complesso arrivarci, non sempre riesce: la malasorte, un infortunio, una malattia possono sempre mettersi di traverso e compromettere il lavoro senza colpa di nessuno c’est la vie, ma qualcosa non va se a remare contro è l’organizzazione dei Giochi.

Già non è stata una gran bella figura inventarsi un’ambiziosa inedita Cerimonia d’apertura lungo il fiume senza prevedere l’eventualità della pioggia, lasciando gli atleti a inzupparsi in una sfilata infinita, in cui non hanno avuto neanche il bene di un’inquadratura decente per fare ciao alla mamma, ma in cui hanno rischiato in compenso di prendersi un malanno da mandare all’aria quattro anni di lavoro.

E intanto dal villaggio si moltiplicano lamentele: la temperatura oltre i 30 gradi senza condizionamento nelle stanze, le proteine carenti alla mensa, fino al paradosso che gli inglesi (gli inglesi in Francia, in barba a tutti i luoghi comuni) se ne sono andati e si cucinano come pare a loro. È vero che il Paese ospitante avendo speso patrimoni e sforato il budget, come sempre e come tutti, vuole la sua parte di vetrina, ma non può pensare di farlo a prescindere dagli atleti, anche perché alla fine l’Olimpiade è l’Olimpiade per loro e grazie a loro, per quello che sanno fare in gara, per l’investimento che ci hanno messo, per le emozioni che regalano. E a nessuno, nemmeno a quelli che ci hanno messo i soldi, si può permettere di mettere a repentaglio anni di lavoro, che possono non dare una seconda possibilità dopo quattro anni, per un’impuntatura. Anche perché per molti il treno olimpico è il treno della vita sportiva e passa una volta sola. Sliding doors una volta e mai più.

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