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martedì 17 settembre 2024
 
 

Migranti, ebola, Isis: l'anno delle grandi paure

05/01/2015  Nell'anno appena concluso ci siamo lasciati prendere da alcuni spauracchi. E non c'è dato o fatto che li possa disperdere. Forse perché non sappiamo più quale sia il posto dell'Italia nel mondo.

Miliziani dell'Isis (Reuters).
Miliziani dell'Isis (Reuters).

Nell’anno delle grandi aspettative (usciremo dalla crisi, cambieremo la politica…) e delle non minori delusioni (appunto…), dei tradimenti e delle esaltazioni, l’Italia ha trovato modo di coltivare anche alcune grandi paure. Tutte collegate alla paura delle paure: quella nei confronti di un vasto mondo che ci pare ostile, minaccioso. Nella migliore delle ipotesi incomprensibile. Comunque pronto a travolgere con i suoi problemi un Paese, il nostro, che sentiamo debole e incerto. 

Il 2014 è stato dominato a lungo dallo spauracchio dell’invasione. Degli immigrati, ovviamente, che mai come quest’anno sono arrivati sulle nostre coste spinti da una serie di guerre (in Libia, Siria, Iraq, oltre che in una lunga serie di Paesi dell’Africa, tra cui Somalia, Eritrea e Mali) e dalla generale instabilità del Medio Oriente. Con l’operazione Mare Nostrum l’Italia ha salvato oltre 70 mila persone disperse nel Mediterraneo, nella più vasta operazione umanitaria che la storia ricordi.

Ma anche questo, rispetto ai timori di “invasione”, è diventato una colpa e un atto d’accusa.Di fronte alla paura non c’è dato, non c’è cifra che tenga. Gli stranieri in Italia continuano a diminuire, e nel 2012 gli ingressi sono stati il 27,7% meno che nel 2007 (dati Istat)? Non importa, chi fa campagna politica all’insegna del “no all’invasione” guadagna consensi e, forse, voti. Quasi 40 mila stranieri se ne sono andati? Chiedete in giro e tutti vi diranno che no, che sono aumentati, che siamo appunto invasi. 

Il numero degli italiani che nel 2014 sono emigrati raggiunge vette mai viste (82 mila, il più alto degli ultimi dieci anni), segno evidente di un Paese non più appetibile? Non importa, siamo sempre convinti che tutti vogliano venire qui, a rubarci spazio, lavoro, possibilità presenti e future. Al cuore non si comanda, alla pancia meno ancora. Per le reazioni viscerali che albergano in ognuno di noi, e anche perché la crisi economica che non finisce mai ha logorato la nostra capacità di sopportazione.

E così, l’invasione degli immigrati che non c’è nel 2014 è stata volentieri caricata di altri spauracchi. Gli immigrati diffonderanno Ebola: quante volte l’abbiamo sentito ripetere? Anche in questo caso, non basta (e comunque non serve) che gli esperti delle malattie infettive spieghino che questo è tecnicamente impossibile, che l’incubazione del virus ha tempi inconciliabili con quelli del lungo viaggio dei migranti verso l’Europa. C’è persino chi sostiene che il virus potrebbe essere diffuso apposta, per odio politico o religioso, iniettandolo in malati-kamikaze. È passato quasi un anno da quando l’epidemia è scoppiata in Guinea e gli unici casi  “nostri” di contagio sono quelli toccati ai coraggiosi andati in Africa per curare la gente. Ma di nuovo: a chi importa che cosa è vero davvero?

E comunque gli immigrati, se non ci porteranno Ebola, ci porteranno l’Isis, l’altro virus del 2014, cioè l’islam allucinato dei tagliatori di teste che vogliono  sterminare i cristiani. È certo, è sicuro, come dubitarne? La realtà ci dice che avviene piuttosto il contrario: centinaia, forse ormai migliaia di europei (per circa il 20% europei europei, cioè non nati in famiglie di immigrati) partono dai nostri Paesi per andare a combattere e morire in Medio Oriente, con l’Isis i più, ma molti anche contro.

Potremmo utilmente preoccuparci del gesto di qualche fanatico, come infatti fanno le autorità che non hanno lesinato gli arresti. Preferiamo credere che l’Isis arriverà a Roma, che l’Europa sarà dominata dai musulmani, che saremo presto in balia dei fanatici. Il 2014 delle grandi paure, alla fin fine, è l’anno di una paura sola. Quella di non sapere più qual è il nostro posto nel mondo, che cosa ci stiamo a fare su un ring dove tutti ci sembrano più grossi e cattivi di noi. Quando torneremo a essere ciò che siamo, anche certe paure spariranno.

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