Una festa sdolcinata? Per niente. Al contrario, San Valentino è la festa «dell’amore, che vince sul timore, quell’amore autentico e profondo, che ci invita a non girarci dall’altra parte davanti alla sofferenza degli altri. Sì, i temi dell’amore sono i temi sociali». È monsignor Francesco Antonio Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia e già direttore della Caritas Italiana, a richiamare il valore più autentico di una festa dalle forti radici cristiane. Da decenni, il marketing ha costruito su questa ricorrenza il suo giro d’affari, in un tripudio di cuoricini rossi, baci e bacetti, romanticherie a buon mercato e frasi d’amore stampate sulla carta dei cioccolatini. Nulla, in sé, di cui stupirsi o scandalizzarsi. Però, il rischio della “distrazione di massa” c’è. E anche per questo monsignor Soddu ci ricorda che, per i Cristiani, San Valentino è, innanzi tutto, altro.
Oggi la Chiesa fa memoria di un martire, che, secondo la tradizione, visse in Umbria tra il II e il III secolo, fu vescovo di Terni, si spostò poi a Roma, dove fu ucciso, nel periodo delle persecuzioni anticristiane. La sua tomba si trova a Terni ed è costante meta di pellegrinaggi. Quanto al fatto che, col tempo, la festa sia diventata punto di riferimento per i giovani innamorati, circolano diverse interpretazioni. Secondo alcune fonti, Valentino, uomo di animo sensibile, amante della bellezza e dei fiori, avrebbe fatto da paciere per una coppia di fidanzati che stavano litigando. Per altri, invece, la tradizione sarebbe legata alla credenza che il 14 febbraio gli uccelli iniziassero i loro riti primaverili di corteggiamento. È terreno delicato, dove le poche fonti storiche si confondono con le reinterpretazioni popolari e letterarie. L’importante, però, è osservare come la figura di San Valentino abbia qualcosa da dirci anche oggi, in tempi tormentati.
Nel celebrare il solenne pontificale della festa di San Valentino, patrono della Diocesi ternana, monsignor Soddu ha voluto incentrare la sua riflessione proprio sul tema dell’amore. «Tutto il Vangelo costituisce l’unico messaggio d’amore di Dio, perché comunica la persona di Gesù, il quale è Amore in sé stesso. Le figure dei santi sono per noi un tramite per poterci avvicinare alla fonte stessa dell’amore, e san Valentino, così come noi lo conosciamo, il santo dell’amore, non può che esserci di aiuto, modello e sostegno, affinché riusciamo ad interiorizzare nella nostra la vita stessa di Gesù».
«Siamo chiamati a vivere la perenne novità di Dio che è l’amore» ha sottolineato ancora il Presule, «Amore che dà, edifica, trasmette e genera la vera gioia». Anche i precetti cristiani, vissuti senza l’anima dell’amore, restano «confinati entro gli argini delle fredde prescrizioni del lecito e del non lecito. Se invece sono vissuti entro il parametro dell’amore, i rapporti interpersonali sono gestiti senza barriere entro gli spazi sconfinati del bene assoluto».
Siamo all’inizio di un anno difficile: la post-pandemia, con la sua onda lunga di crisi, la guerra a un passo da noi. E, pochi giorni fa, il devastante terremoto in Turchia e Siria. «Nei momenti di difficoltà ci si rende conto che solo l’amore può vincere la paura» osserva monsignor Soddu. «Che cosa spinge le persone ad addentrarsi tra le macerie o sotto i bombardamenti in cerca di altre persone? È l’amore». Ecco perché, «nel sociale, tutto ciò che produce bene è guidato dall’amore. Altrimenti si cade nella distrazione, si produce quella che papa Francesco chiama l’economia dello scarto. E la distrazione è il preludio alle catastrofi. Quando iniziamo a pensare che la vita degli altri non ci riguarda, abbiamo già perso».
Infine, secondo monsignor Soddu, la vita di San Valentino, proprio perché ricalcata su quella di Gesù, ci offre un “metodo”. «Se il mondo di oggi, come quello di sempre, ci fa ritenere che ci si possa fronteggiare con le più diverse armi o, nella migliore delle ipotesi, ad armi pari, questo non è il criterio dell’amore e del progresso». San Valentino sia «punto di riferimento per i giovani», sia di sostegno «alle famiglie, a quanti soffrono nel corpo e nello spirito, a quanti vivono l’incertezza del domani a causa della inattività o la perdita del lavoro», «sia di esempio, sostegno e forza per ogni singola persona».