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Perché tanta violenza sulle donne?

07/09/2023  La frequente crescita della violenza contro le donne ci spinge a riflettere sulla crisi delle relazioni tra i sessi. Fattori come la cosificazione delle donne e la scarsa maturità emotiva maschile possono contribuire a questa problematica, richiedendo una profonda riflessione e un cambiamento culturale.

È impressionante la frequenza sempre maggiore con cui apprendiamo notizie relative alla violenza sulle donne. La domanda che mi sento rivolgere è molto semplice: cosa sta succedendo?

Sembra infatti che qualcosa si sia rotto nel rapporto tra uomo e donna. Non possiamo infatti derubricare la questione adducendo molto banalmente che è stato sempre così e che ora ne veniamo a conoscenza più spesso a causa dei mezzi di comunicazione.

Non basta nascondersi dietro al pretesto che una volta le donne dovevano ubbidire e per questo sopportavano in silenzio. Dobbiamo onestamente riconoscere che c’è qualcosa di più radicale e malato nell’incapacità maschile di gestire in maniera sana e matura il conflitto con la figura femminile.

Un primo aspetto è forse da rinvenire nella cosificazione della donna ridotta a oggetto di piacere attraverso la pornografia, a cui si accede in età sempre più precoce, per non dire dei programmi televisivi che hanno contribuito a diffondere questo modello femminile di rappresentazione erotica vuota. Alla fine ci si convince che la donna sia solo questo.

Aggiungerei però che un contributo decisivo all’immaturità maschile proviene dal rapporto con la figura materna: se ti è stato permesso di trattare tua madre come se fosse una serva a tua disposizione, se ti è stato permesso di rivolgerti a lei con un linguaggio volgare e inappropriato, se hai visto in tua mamma la risposta immediata e compiacente per ogni tuo capriccio, è difficile che tu possa aver maturato una visione positiva e rispettabile della figura femminile.

La crisi che porta al conflitto si scatena molte volte quando la donna si sottrae al controllo del maschio, se quest’ultimo la considera un oggetto, è evidente che la consideri a sua disposizione. Quando si accorge che l’altra è capace di sfuggire a questo controllo, il maschio tenta di esercitare il potere attraverso la forza, fino al punto patologico di toglierle la vita come modo per ratificare che il suo potere su di lei è definitivo.

A mio avviso è urgente lavorare sul rapporto tra genitori e figli, ma occorre anche una conversione culturale. È opportuno, ma non sufficiente, affrontare il problema solo creando strumenti atti a difendere l’incolumità della donna, occorre intervenire e prendersi cura della mentalità e dell’affettività maschile profondamente in crisi.

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