Torna a esserci un posto vuoto nelle celle vaticane, le stesse dove nel 2012 soggiornò il maggiordomo Paolo Gabriele, dopo che sabato il promotore di giustizia ha deciso la scarcerazione di Iana Ahdanova. L’avvocato Gian Pietro Milano ha interrogato l’attivista del movimento Femen, che il giorno di Natale era stata arrestata dalla Gendarmeria vaticana mentre, dopo essersi spogliata, stava portando via il Bambinello del presepe di piazza San Pietro e, anche se ne ha convalidato l'arresto «per i reati che le erano stati contestati», ha disposto che fosse rimessa in libertà.
Le accuse sono di «vilipendio, atti osceni in luogo pubblico e furto». Padre Lombardi aveva subito sottolineato che «il fatto è da considerare particolarmente grave per il luogo e le circostanze in cui è stato compiuto, offendendo intenzionalmente i sentimenti religiosi di innumerevoli persone. E ciò dopo che tre altre aderenti al gruppo Femen avevano già compiuto recentemente, il 14 novembre, atti analoghi nella piazza di San Pietro».
Il promotore di giustizia vaticano ha comunque vietato alla ragazza «l’accesso nello Stato della Città del Vaticano, nella Basilica e negli altri luoghi extraterritoriali». Resta ancora, invece, nella seconda cella di cui dispone la Gendarmeria vaticana l'altro arrestato di questi giorni, l'imprenditore triestino Marcello Di Finizio. L’uomo è noto alle cronache per aver scalato già quattro volte in due anni la cupola di San Pietro per protesta contro una normativa europea in materia balneare. Il 21 dicembre si era di nuovo arrampicato, questa volta sulla facciata della Basilica, segnalando la sua presenza con una lucetta intermittente. Il “sovraffollamento” di questi giorni delle due celle vaticane, giudicato “anomalo” dallo stesso portavoce vaticano padre Lombardi, è dipeso dalla volontà vaticana di non avvalersi della facoltà prevista dal Concordato, di procedere all’espulsione con consegna dei fermati alle autorità italiane. Si è invece deciso di giudicare in proprio i due che hanno commesso reati sul territorio del piccolo Stato.
Pendenti sono anche altri due processi ben più gravi contro due ecclesiastici polacchi: Bronislaw Morawiec, economo del Capitolo di Santa Maria Maggiore, già condannato il 14 novembre scorso in primo grado per truffa aggravata e sottrazione di fondi, e il nunzio Jozef Wesolowski, in luglio condannato in primo grado alla riduzione allo stato laicale dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per abusi su minorie ora in attesa del processo penale del Tribunale dello Stato Città del Vaticano.