Da pensionato, mi diletto a scrivere ciò che vedo dalla finestra di casa mia per farne oggetto di qualche riflessione. Ieri, in questo bel tramonto estivo in città, mi affaccio al balcone della cucina e scorgo, su un balconcino delle scale del palazzo di fronte, due ragazzini che litigano.
Lei avrà avuto 15 anni, lui più o meno coetaneo: lei lo investe di parole (e parolacce) non tanto sussurrate da impedirmi di sentire. Lo accusa di non essere intervenuto a suo favore poco prima, con le altre amiche. Lui balbetta qualcosa, ma non sa come difendersi di fronte a questa piccola furia. Poi lei gli chiede una sigaretta, e fumano entrambi nervosamente.
All’improvviso, tra una boccata e l’altra, iniziano a baciarsi intensamente e senza minimamente preoccuparsi dello “spettacolo” che, come me, stanno dando alle persone che cercano un po’ di fresco sui balconi di casa all’ora di cena. Dopo il lungo bacio appassionato, si dileguano correndo per le scale, forse rappacificati. Io ed altri vicini, che abbiamo seguito per pochi minuti questi eventi, ci guardiamo in faccia, divertiti ma anche colpiti dal fatto che i due non abbiano fatto una piega nel mostrarsi così all’aperto, mettendo “in piazza” gli affari loro. Probabilmente non si sono neppure accorti che qualcuno li stava vedendo. Sono con la testa tra le nuvole o sono dei provocatori un po’ esibizionisti?
ANGELO
— Caro Angelo, la scenetta ricorda con toni lievi il vecchio giallo di Hitchcock La finestra sul cortile. Qui però non c’è un omicidio, ma il piccolo “sgarbo” del ragazzo, che deve subire la rabbia della ragazzina ma poi si fa perdonare con la sigaretta e tutto finisce in un bacio. Completamente ignari degli sguardi attorno a loro. Un’immagine pregnante di quello che avviene nella testa degli adolescenti che, in tante situazioni, sembrano rinchiusi nella loro realtà interna e non tengono conto che esiste un mondo anche al di fuori delle loro emozioni.
Più è alta la temperatura emotiva e più gli adolescenti si rinchiudono in sé stessi, dominati dai loro stati mentali. Rabbia, sfida, tristezza, timore di essere attaccati o di essere abbandonati: ogni emozione può far scattare la trappola. Per questo, quando ci confrontiamo con gli adolescenti, noi adulti dobbiamo evitare il più possibile di scivolare anche noi sul piano della comunicazione troppo emotiva. I nostri stati d’animo: la collera, l’ansia, la paura, il senso di impotenza, il desiderio di riaffermare l’autorità genitoriale... sono contagiosi. Si trasmettono all’adolescente, il quale, anziché entrare in sintonia, si ripiega nella difesa dei propri pensieri e non si accorge di nient’altro. Non tiene più in conto le nostre posizioni e la comunicazione diventa il più delle volte impossibile. Meglio raffreddare la nostra eccitazione, anche lasciando passare qualche minuto, e provare ad argomentare con pacatezza e in modo ragionevole.