L’annuncio dei vertici rai dell’intenzione di chiudere i canali del digitale terrestre Rai Movie e Rai premium per sostituirli con due reti per donne (Rai 4) e donne (Rai 6) ha suscitato grandi polemiche sul web. L’accusa è quella di consegnare il pubblico in cerca di cinema e serie ai canali a pagamento come Netflix e Sky, e di cadere nella differenziazione di genere che tanto si cerca di superare. Su Rai Movie trova posto una programmazione di film di vario tipo, dai grandi classici a opere più recenti, dalla commedia italiana ai western. Mentre su Rai Premium vengono riproposte le serie tv italiane. Il tutto in modo gratuito, o meglio compreso nel canone Rai. Il sindacato Usigrai si appella all’amministratore delegato Fabrizio Salini affinché riveda la decisione, alla luce anche dei buoni risultati in termini di audience, dei due canali. Stando ai dati diffusi da “Il Giornale”, Rai Movie e Rai Premium costano annualmente circa 1 milione di euro a fronte di circa 30 milioni di euro derivanti dagli incassi pubblicitari. E se lo share di Rai Premium nel 2018 ha registrato l’1,18%, quello di Rai Movie è stato dell’1,2%. Tra coloro che hanno protestato contro la decisione anche l’attore Alessandro Borghi, David di Donatello per l’interpretazione di Stefano Cucchi in Sulla mia pelle. Dopo aver postato uno screenshot che con il seguente testo “Rai Movie un milione di euro di costi annui contro 36 di ricavi; unico canale di cinema veramente democratico (trasmette ogni genere di film e arriva a tutti, al semplice prezzo del canone); RaiMovie trasmette ben 5150 film all’anno ha scritto il seguente messaggio su Twitter “Stamattina ho chiesto ad una persona, a cui voglio molto bene, di spiegarmi la situazione RaiMovie. Lei mi ha mandato questo messaggio, e non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. Non ha alcun senso chiudere RaiMovie. Usiamo la testa per favore. Ogni tanto. Grazie”
La replica della Rai non si è fatta attendere. Spiegano in una nota i vertici dell’azienda: «a fronte di una proposta attuale che prevede un solo canale di cinema ( Rai Movie), il Piano disegna un'offerta cinematografica ancora più presente su più canali. Ciò consentirà, peraltro, di andare maggiormente incontro alle esigenze del pubblico offrendo meno repliche e una più ricca e varia programmazione di cinema, serie tv e contenuti originali. Quanto al nuovo canale (che nascerà non dalla chiusura ma dalla fusione di Rai Premium e Rai Movie) e a Rai 4, nel Piano Industriale sono stati costruiti tenendo conto della profilazione riguardante generi e fasce di età: l'individuazione di due canali, uno più orientato al pubblico femminile e uno a quello maschile, deriva dalla necessità di costruire un prodotto che sia appetibile per una platea sempre più ampia». «Nel caso specifico - si legge ancora -, i nuovi canali puntano, pertanto, ad avere una programmazione di maggior appealing in base a tutte le profilazioni emergenti dalle rilevazioni di ascolto esistenti universalmente nel mondo dei media che segnalano una differenza di gradimento di prodotti televisivi basata su fasce di età e generi. L'immagine di prodotti appartenenti a una discriminazione di genere basata su modelli relativi a decenni passati appartiene ad una narrazione fuori dal tempo, dalla logica, dall'interesse dell'attuale management e completamente priva di ogni fondamento e, in ogni caso, non appartiene in alcun modo a questo Piano Industriale». «In aggiunta, il contenuto cinematografico sarà determinante nell'offerta di Rai Play, considerata centrale nel nuovo assetto - conclude Viale Mazzini -. Il Piano, pertanto, garantisce la stessa proposta e un'attenzione confermata al contenuto cinematografico. È corretto parlare di un aumento dell'offerta cinematografica, che riguarderà l'aggiornamento della programmazione di Rai4 e Rai5, senza alcuna chiusura o taglio. La Rai investe su un progetto complessivo di rilancio che si rispecchia anche nella decisione strategica di istituire due nuovi canali: uno in lingua inglese e uno dedicato alle istituzioni, realizzando quanto previsto dal Contratto di servizio».