(foto Ansa)
La religione più praticata dagli immigrati in Italia? Non è l'islam, come si tende a pensare, ma il cristianesimo ortodosso. Per la precisione, sono 1,6 milioni gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio di quest'anno che si professano cristiani ortodossi. Più numerosi, appunto, dei musulmani, che sono poco più di 1,4 milioni. E che a loro volta sono seguiti dai cattolici, poco più di un milione. A rivelarlo è un recente studio della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) di Milano. Quanto alle confessioni religiose minori, i buddisti stranieri sono stimati in 182mila, i cristiani evangelisti in 121mila, gli induisti in 72mila, i sikh in 17mila, i cristiano-copti in 19mila circa.
Dall'indagine emerge dunque un quadro di appartenenze religiose molto variegato e composito, che sfata il pregiudizio secondo il quale gli immigrati nel nostro Paese siano per la maggior parte musulmani. Di fatto, le statistiche offrono un panorama differente. «Contrariamente a quanto si possa pensare», osserva Alessio Menonna, ricercatore dell'Ismu e autore dell'indagine, «le crescite religiose più importanti negli ultimi anni hanno riguardato i cristiani ortodossi, in coincidenza con la crescita della presenza in Italia di comunità provenienti dall'Est Europa, come rumeni e ucraini. Quantitativamente, in questi anni il grosso dell'immigrazione ha riguardato i Paesi dell'Europa orientale e anche dell'Asia. Se una decina di anni fa gli immigrati erano soprattutto marocchini e albanesi, nell'ultimo decennio le cose sono cambiate. Basti pensare che attualmente la comunità rumena conta più di 1 milione e 100mila persone, più di marocchini e albanesi messi insieme».
Per quanto riguarda le provenienze, la maggior parte degli stranieri musulmani in Italia arrivano dal Marocco (424mila), seguiti da Albania (214mila), Bangladesh (100mila), Pakistan (94mila), Tunisia (94mila), Egitto (93mila), Senegal (84mila), Macedonia (52mila). I musulmani sono concentrati soprattutto in Lombardia, con 368mila residenti stranieri, pari al 26% del totale degli islamici presenti in Italia. Al secondo posto fra le regioni si colloca l'Emilia Romagna, con 183mila residenti di fede musulmana (pari al 12,8% del totale degli islamici in Italia). Al terzo posto c'è il Veneto (142mila), seguito dal Piemonte (119mila). In queste quattro regioni i marocchini rappresentano la collettività nazionale di fede islamica più numerosa. Mentre nel Lazio a primeggiare sono gli immigrati provenienti dal Bangladesh, in Toscana quelli che arrivano dall'Albania.
I cristiani ortodossi provengono principalmente dalla Romania (951mila), seguita da Ucraina (199mila), Moldova (125mila), Albania (60mila), Russia (29mila). Quanto agli immigrati cattolici, il Paese di maggior provenienza è l'Albania (134mila), seguita da Filippine (119mila), Romania (103mila), Perù (98mila), Ecuador (75mila), Polonia (74mila).
Circa un terzo degli stranieri cristiani ortodossi vive in Lombardia (265mila); segue il Lazio (260mila), poi il Veneto (176mila), il Piemonte (163mila), l'Emilia Romagna (157mila), la Toscana (116mila). L'incidenza maggiore si registra nel Lazio: qui i cristiani ortodossi stranieri rappresentano il 4,4% della popolazione totale. Gli immigrati di fede cattolica sono presenti per la maggior parte in Lombardia (277mila), a seguire in Lazio (152mila), Emilia Romagna (95mila), Toscana (84mila), Veneto e Piemonte (78mila).
«Negli ultimi anni», prosegue Menonna, «la parola immigrato ha finito per essere identificata con colui che arriva via mare in Italia, che sbarca in modo illegale, non autorizzato. In realtà, il tipo ideale dell'immigrato nel nostro Paese dal punto di vista quantitativo resta rappresentato dalla donna che arriva per ricongiungimento familiare, o dalla cittadina dell'Est Europa che viene qui per lavorare come assistente domiciliare. La maggior parte degli ingressi avviene dall'Europa orientale. Un'immigrazione molto più silenziosa, meno visibile, che balza meno all'occhio rispetto agli arrivi sui barconi, numericamente molto più esigui, ma con un impatto mediatico molto più forte».