Dopo la morte di Gesù, dove è andata la sua anima prima di rientrare nel corpo per la Risurrezione?
RENZO
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dice che l’uomo è un’«unità di anima e di corpo» e che «lo spirito e la materia, nell’uomo, non sono due nature congiunte, ma la loro unione forma un’unica natura». La morte rompe questo legame, e «il modo con cui avviene la Risurrezione», ossia come possa essere ricomposta l’unità, «supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto; [essa] è accessibile solo nella fede» (cfr. artt. 382, 365, 1000). Come avvenga la lacerazione è altrettanto misterioso, e con i limiti del linguaggio umano, dire che vi è una separazione è come balbettare, ma meglio che nulla. La morte di Gesù, poi, corrisponde, come diciamo nel Credo, a una discesa agli inferi, cioè: egli non ha ricusato nulla della natura umana, neanche subire l’allontanamento massimo possibile da Dio e non goderne la visione (“discendere”); ma la sua presenza, impossibile da eliminare in modo definitivo, permette a coloro che l’attendevano, i giusti che sono venuti prima di lui, di essere liberati dalla morte, e recuperati nella Risurrezione (movimento ascendente).