In una giornata di pioggia, ha un
sorriso che gli illumina il viso abbronzato.
Renzo Arbore, pantaloni
verde chiaro e gilet verde scuro,
cravatta con pagliuzze rosa, come la
camicia, nato a Foggia e cittadino di Napoli,
per anima e swing, a 77 anni custodisce
uno sguardo ragazzino. E non si fa
mancare gli impegni.
Da poco è uscito il
suo disco, dal titolo… E pensare che dovevo
fare il dentista…, gira il mondo con
l’Orchestra italiana, da ben 25 anni, e
ora, in questo 2015, festeggia 50 anni di
carriera con un libro di racconti autobiografici
(in uscita a ottobre per Rizzoli)
e una mostra itinerante con le sue collezioni.
In più, canta in un tour europeo.
- Renzo, in casa ha il mondo… Ha
anche una stanza-palestra?
«Ho solo una cyclette, e non la “frequento”
neppure con l’assiduità con cui
dovrei. Quando posso preferisco fare
lunghe passeggiate a Villa Glori o, semplicemente,
camminare guardando le
vetrine dei negozi. Faccio anche un po’
di fisioterapia, che pratico da solo a casa.
Si tratta di alcuni esercizi che mi hanno
consigliato di fare dopo l’operazione
all’anca, che ho subito nel 2012, quando
ho dovuto mettere una protesi per problemi
alla cartilagine».
- Come fa a tenersi così in forma?
«Durante i concerti, faccio una bella attività
fisica. Sto sul palco anche tre ore
e mezza e quella è un’ottima ginnastica.
Avere impegni aiuta a rimanere in forma.
A volte mi capita di lavorare anche
da casa con qualche diretta per la mia
web Tv www.renzoarborechannel.tv
assieme agli amici».
- Anche l’amicizia aiuta a mantenersi
attivi… Quali sono gli amici
che frequenta di più?
«Quelli di vecchia data sono sempre gli
stessi: Luciano De Crescenzo, Marisa
Laurito, Nino Frassica. Poi stimo molto
Lillo e Greg, Ficarra e Picone, Elio… Con
loro c’è sintonia».
- Ha sintonia anche con i medici o li
frequenta poco?
«Ho molti fan tra i medici. Qualcuno mi
ha anche confessato di fare operazioni
ascoltando le mie canzoni. Ho ammirazione
per i dottori. Mio padre era dentista
e avrebbe voluto che io seguissi la
sua strada e facessi la sua professione.
Ci ha pure provato, portandomi nel suo
studio, facendomi indossare il camice
bianco e cercando di farmi capire che
avrei potuto dargli una mano. Ma io collezionavo
svenimenti solo alla vista di
una goccia di sangue. Così poi mi sono laureato in giurisprudenza, a Napoli.
I medici curano la salute del corpo,
i magistrati dovrebbero curare quella
dello spirito e della vita civile. Poi c’è la
religione, ma questa è un’altra cosa».
- A proposito, le piace lo stile di papa
Francesco?
«Sì. Ma io resto legato a papa Luciani.
Ero affascinato dalla sua figura».
- Dottor Arbore, lei come si cura?
«Mi curo abolendo alcuni classici vizi.
Non fumo da parecchio tempo e sto lontano
dall’alcol. In compenso, bevo moltissima
acqua. Soprattutto, cerco di far
lavorare il cervello. Il lavoro ti mantiene
attivo».
- In teatro e durante i concerti,
spesso ironizza sulla perdita della
memoria come conseguenza
dell’età. È una piccola verità?
«Il mio segno zodiacale è il cancro, e anche
per questo per me il passato e i ricordi
sono importanti. Pavento la perdita
della memoria, e così sul palco gioco
su questa paura. Per fortuna, sono ancora
nell’età in cui mi ricordo tutto. Anzi,
devo trovare il modo di fissare i ricordi,
prima che svaniscano. Si dice historia
magistra vitae, ma io dico anche memoria
magistra vitae».
- Sta attento all’alimentazione?
«Mangio poca carne rossa, giusto polpette
e hamburger. Il barbecue non mi
conquista. A tavola uso volentieri l’olio
extravergine d’oliva, eccellente antiossidante.
Uno dei miei piatti preferiti è il
pancotto pugliese: è una ricetta semplice,
d’origine contadina, a base di rucola,
patate, pane. È un’ottima pietanza che
si prepara così: si fanno lessare patate e rucola, poi si passano in padella con un
po’ di sale, pane raffermo e olio».
- È mai stato dall’analista?
«Mai. Quando mi sento un po’ giù, mi rifugio
in me stesso e aspetto che la malinconia
passi. In fondo, sono un tipo
espansivo, positivo. Certo, non mi sono
mancati i grandi dolori. Ma devo affrontarli
e scontarli da solo».
- Magari c’entra anche qualche rimpianto.
Magari anche quello di
non aver avuto figli…
«Questo rimpianto ce l’ho. Quando era
il tempo giusto per avere figli, mi sono
distratto, preso dall’euforia del successo.
Ma ho avuto molto dalla vita e ora
mi consola l’affetto del pubblico. Nella
terza stagione della mia vita, tutti sono
molto generosi con me, mostrano gratitudine
per quello che ho fatto in Tv, in
radio, in campo musicale. Forse l’età
della maturità ispira più simpatia».
- Lei appare sempre solare. Le capita
di avere, come si dice in napole
tano, “o’ core scuro”?
«Mi capita. E per tanti motivi. Per esempio,
mi intristisce molto vedere bambini
sordi e ciechi, come quelli di cui si occupa
da 50 anni la Lega del filo d’oro, associazione
di cui io sono da 25 anni testimonial.
Riescono a incupirmi anche le
ingiustizie che riguardano i migranti. Mi
sento molto vicino a loro. Sono esattamente
come noi italiani che per tanti anni
siamo partiti verso nuovi Paesi e nuovi
mondi in cerca di un futuro».
- Di solito, al mattino si sveglia allegro
o di malumore?
«La malinconia ogni tanto mi fa compagnia,
infatti lo ha detto anche Roberto
Benigni, “anche Arbore c’ha le sue belle
malinconie”».
Però poi, Arbore sorride. Anche delle
tristezze. Le custodisce, e un po’ le nasconde,
dentro di sé. Anche quando osserva
con sguardo di meraviglia infantile
una farfalla di plastica impegnata
in un volo meccanico e infinito su una
piantina di ortensie. Anche questa di
plastica.