Su qualche nuvola da qualche parte in cielo, l’8 gennaio 2025, s’è ricomposta la stana coppia Clerici-Tommasi la più efficace, originale, e divertente coppia di telecronisti di tennis che la storia ricordi anche al di fuori dell’Italia: tanto che nel 2002 la rivista Time dedicò loro un servizio intitolato Tennis, the italian style.
Rino Tommasi, dopo una lunga malattia, a 90 anni, ha raggiunto Gianni Clerici, giusto in tempo per l’Australian open. Diversissimi, come persone e come giornalisti, avevano trovato nella compensazione reciproca una chiave originalissima per raccontare il tennis: Tommasi riduceva le partite di tennis a quadernetti, (ogni torneo un quadernetto) coperti di un codice tutto suo di puntini blu e circoletti rossi (per i punti più belli), attraverso il quale poteva ricostruire la cronistoria di ogni incontro. La passione per la statistica, unita a una memoria prodigiosa, faceva di Tommasi un’enciclopedia vivente di tennis e boxe, il suo primo vero amore: e in questo modo in telecronaca Tommasi sapeva sempre riportare alla realtà lo scriba, il Clerici, che divagava raccontando di gesti bianchi.
Il mix era davvero perfetto: il racconto due insieme arricchiva la partita. Tommasi spiegava il perché e il percome di ogni cosa e alla fine anche uno che non capiva niente del punteggio, assurdo oggettivamente, del tennis alla fine della partita si era fatto un’idea delle ragioni per cui il gioco, il set, l’incontro e il torneo erano andati in quel modo. Clerici ci metteva il colore, la fantasia, la battuta, la lunga competenza storica di collezionista, il pettegolezzo sugli spettatori che punteggiavano gli spalti (sapevano tutto di tutti nel tennis quei due e non si facevano mancare con garbo alcun commento). Entrambi capivano molto di tennis, lo conoscevano benissimo, e lo declinavano a meraviglia avendo due modi diversi di raccontarlo, che li rendeva complementari. A condire tutto l’ironia reciproca, il saper prendere quel gioco come un gioco e la telecronaca pure.
I caratteri molto diversi non hanno impedito un’amicizia vera, segreto dell'affiatamento anche in telecronaca, certo sopravvissuta alla vita terrena: Clerici era un uomo d’altri tempi, unico nel suo genere e nel suo mondo, Tommasi un uomo ben introdotto nel mondo e nel suo tempo con una forte consapevolezza di sé. Una sua frase celebre era: «Io non ho hobby, perché faccio una cosa solo se posso farla al meglio». Capitava che i colleghi lo canzonassero, quando nelle sale stampa arrivarono i primi monitor con le statistiche in tempo reale: «E adesso Rino come farai? I circoletti li faranno loro». Ma sapevano tutti che Rino Tommasi non si riduceva certo a quello.
Nessuno è stato capace di raccontare il tennis meglio di Tommasi e Clerici, insieme, prima e dopo di loro. È un grande rimpianto non averli più a sentir raccontare il tennis italiano com’è ora, forte e vincente come non è mai stato: chissà che soprannome avrebbe Sinner se fossero ancora tra noi. Anche i colleghi che pronosticavano a Tommasi il rischio di sconfitta davanti a computer sempre più potenti sapevano che nessuna macchina avrebbe potuto competere con la strana coppia di telecronisti, con la loro intelligenza. L’intelligenza artificiale era di là da venire ma anche adesso che c’è non ce li potrà ridare: erano perfetti perché imperfettamente umani e per questo irripetibili.