(Nella foto: la scultura di Leonardo accanto alla ruota idraulica dell'Ottocento installate davanti alla sede a Pavia di Riso Scotti)
Natura, innovazione e progresso nel segno dell’acqua, risorsa vitale, imprescindibile, per la produzione del riso. Sono questi gli elementi che legano Leonardo da Vinci a Riso Scotti. L’azienda pavese si è ispirata al grande genio toscano per costruire il suo percorso di economia circolare, una filiera fondata sulla sostenibilità, dal campo alla tavola, con l’impegno nella riduzione dei consumi energetici, delle emissioni e degli scarti. A suggellare questo legame, all’interno del giardino del polo industriale Riso Scotti, con il patrocinio del Comune di Pavia, è stata installata in modo permanente – e può essere visitata – una gigantesca scultura di Leonardo, posta accanto alla grande ruota idraulica dell’Ottocento. L’opera, frutto del sodalizio artistico di Eleonora Francioni e Antonio Mastromarino, è stata realizzata in idroresina con struttura portante in acciaio, raffigura il ritratto senile dell’inventore e supera i quattro metri di altezza.
«Nei Registri del governo di Firenze Leonardo è chiamato con molti attributi: tra gli altri, anche “Maestro delle acque”», ha spiegato Barbara Frale, storica, saggista e scrittrice di fama internazionale, all’evento “L’eco dell’acqua sulle vie del riso” organizzato a Milano, sulla Darsena, da Riso Scotti. La sua perizia nell’ingegneria idraulica gli consentì infatti di progettare molte opere, come il collegamento del naviglio Martesana ai navigli interni, a Milano. I suoi studi sulla gestione delle risorse idriche hanno permesso di creare «quella che sarebbe diventata la più grande risaia d’Europa (tra Vercelli, Novara e Lomellina)». E proprio nella Lomellina, regione di risaie e campi coltivati all’interno della provincia di Pavia, alla metà dell’Ottocento sono nate le attività di Riso Scotti.
A spiegare la sostenibilità di tutta la filiera del riso, a partire dall’esempio di Leonardo, è Alessandro Irico, direttore qualità di Riso Scotti: «Il riso ha un impatto positivo sul ciclo dell’acqua. Non è vero, infatti, che consumi acqua, anzi, la coltura del riso fa sì che si attivi un circolo virtuoso di riciclo che la fa arrivare fino alle terre sulla foce del Po senza perderne una sola goccia, addirittura incrementandone il volume». L’agricoltore, in pratica, utilizza l’acqua e la reimmette nell’ambiente, in un processo perfetto di circolarità.
Dal campo alla trasformazione: anche in questa fase l’azienda coniuga sostenibilità ambientale e industriale sviluppando, come spiega Marco Zaninelli, direttore generale e industriale, «soluzioni per l’autoproduzione dei vettori elettrici e per la generazione del vapore necessario sui processi produttivi attraverso una caldaia per la combustione della biomassa ricavata da sottoprodotto della lavorazione del riso. O ancora valorizziamo l’acqua con un impianto di potabilizzazione anaerobico». Anche nei processi logistici, l’azienda punta allo “spreco zero” e per il futuro sogna una distribuzione fondata su mezzi elettrici e trasporto intermodale. Il viaggio del riso termina sulla tavola, con un prodotto che presenta garanzie di qualità, tracciabilità e sicurezza alimentare. L’ultima fase? Spetta al consumatore, con l’attenzione agli sprechi, al riciclo e i comportamenti quotidiani rispettosi dell’ambiente.