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martedì 17 settembre 2024
 
Il caso
 

Rivolta all’outlet: «Noi, forzati della Pasqua»

03/04/2017  All’outlet di Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria, si lavora sette giorni su sette. Ora cade l’ultimo baluardo: a Pasqua niente riposo. E i lavoratori (giustamente) protestano: «Situazione insostenibile»

Domenica 16 aprile, giorno di Pasqua, rischia di essere una data storica per l’outlet di Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria, il più grande d’Italia e tra i maggiori d’Europa. Una cittadella degli affari aperta nel 2000 dove oggi lavorano oltre duemila dipendenti impegnati in circa 250 negozi su un’area che si estende su circa 51 mila metri quadrati. Il motivo è lo sciopero che i dipendenti hanno deciso di proclamare dopo che la proprietà che gestisce il centro, la McArthur Glen, ha deciso che quest’anno si lavora anche a Pasqua. Fino all’anno scorso, questa data (assieme a Natale e Capodanno) era l’ultimo baluardo rimasto per non lavorare nei giorni di festa. Adesso è saltato anche questo. E i lavoratori non ci stanno: «È la goccia che ha fatto traboccare il vaso», spiega Cristina Vignolo, che segue la vicenda come segretario generale Fisascat-Cisl di Alessandria. «Prima di arrivare allo sciopero, che è un sacrificio per i lavoratori, noi tentiamo tutti gli accordi possibili», continua, «in questo caso il problema non è solo il giorno di Pasqua. Non esistono relazioni sindacali con la proprietà, abbiamo chiesto un incontro nell’ottobre 2014 e da allora stiamo aspettando una risposta, i lavoratori sono esasperati e sono l’anello debole della catena perché continuamente gli vengono imposti orari allungati oppure iniziative straordinarie. Ora, neanche Santo Stefano e la Pasqua sono considerati giorni di riposo e in totale i giorni lavorativi in un anno sono passati da 361 a 363. È insostenibile, qui non si tratta di non voler lavorare ma di lavorare con ritmi umanamente sostenibili. Ai dipendenti vengono comunicati gli orari di apertura e chiusura il giorno prima, non è ammissibile».

Il caso è scoppiato dopo che la McArthur Glen ha comunicato che il centro commerciale sarebbe stato aperto al pubblico anche la Domenica di Pasqua per attirare i turisti e sfruttare il weekend lungo. «La difficoltà ad avere relazioni sindacali», continua Vignolo, «è dovuta al fatto che la McArthur gestisce il centro commerciale ma le persone che lavorano sono dipendenti dei singoli negozi. Alcune attività, le più grandi, hanno fino a dieci dipendenti, altre, molto più piccole, arrivano massimo a tre. Ovviamente, nei negozi piccoli essere in due o tre e assicurare un’apertura praticamente 7 giorni su 7 è dura. Noi non siamo contro le imprese e siamo contenti che ci sia il lavoro però non si può parlare di centralità della persona umana e non tutelare il diritto a passare in famiglia almeno le festività principali dell’anno».

«Basta con le aperture selvagge»

Tra le iniziative di protesta allo studio, e che vede schierate compatte tutte e tre le sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil), c’è quello di fare due giorni di sciopero: la vigilia di Pasqua, sabato 15 aprile, e il giorno successivo. «Stiamo pensando per il 15 di fare una manifestazione per far conoscere la reale situazione che c’è qui», continua Vignolo, «anche dal punto di vista della struttura aziendale l’outlet di Serravalle è molto complesso. Quando noi abbiamo sollevato problemi, la McArthur ci ha ascoltato ma la risposta alla fine è sempre stata questa: noi, ci hanno detto, siamo amministratori quasi condominiali del centro, garantiamo la corretta gestione, ci muoviamo rispettando le norme ma non abbiamo dipendenti diretti. È vero che McArthur non ha dipendenti ma è anche vero che McArthur impone ai negozi determinati affitti e dei margini di produttività tali per cui il negozio a sua volta ha bisogno di lavorare il più possibile. Gli orari e i giorni di aperture straordinarie non sono decise dai singoli negozi ma vengono imposte unilateralmente da McArthur e chi non si adegua deve anche pagare delle penali. È il sistema che non va bene, per questo vorremmo creare un dialogo con la proprietà».

Ogni giorno l’orario di chiusura dell’outlet è alle 20 di sera, nei periodi straordinari (saldi, Natale, estate) la chiusura slitta anche fino a mezzanotte per via degli eventi organizzati per intrattenere i clienti. Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario generale della Fisascat-Cisl, Pierangelo Raineri: «Ribadiamo», afferma, «la nostra ferma contrarietà alle aperture selvagge degli esercizi commerciali, soprattutto quelli del commercio al dettaglio di cui è prevalentemente composto il polo commerciale di Serravalle, dove le lavoratrici e i lavoratori sono esposti agli effetti di logiche legate al profitto che poco hanno a che fare con il rispetto della dignità del lavoro. Quando si parla di flessibilità oraria bisogna rivendicare una contrattazione di secondo livello sull’organizzazione del lavoro capace di regolamentare un certo numero di prestazioni domenicali e festive su base volontaria e maggiorazioni economiche che riconoscano e premino l’impegno e la professionalità dei lavoratori». Sulla stessa linea anche la leader della Cgil Susanna Camusso e Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, che in’intervista ad Avvenire ha tuonato contro la «liberalizzazione selvaggia degli orari commerciali».

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Orari e aperture domenicali: cosa fanno i Paesi europei
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