È molto nota l’espressione sarcastica attribuita al cosmonauta sovietico Jurij Alekseevič Gagarin, il primo uomo a volare nello spazio nel 1961. Dopo il suo ritorno, si è diffusa un’espressione che voleva essere un argomento d’autorità dell’ateismo di Stato sovietico: «Sono stato nello spazio, ma non ho visto tra le stelle né Dio né gli angeli». È bene sapere che tale notizia è stata smentita circa mezzo secolo dopo (nel 2006) da un amico intimo di Gagarin che testimoniò della fede religiosa (cristiano-ortodossa) dell’astronauta, indicando che la propaganda sovietica aveva volutamente attribuito a Gagarin, molto amato dal popolo, una frase pronunciata invece da Nikita Krusciov, l’allora segretario generale del partito comunista dell’Unione Sovietica. Questi aveva detto dopo la riuscita missione nello spazio: «Perché state aggrappati a Dio? Gagarin volò nello spazio, ma non ha visto Dio!». A prescindere da quest’attribuzione, uno dei semplici preti di Mosca, alla notizia di quell’affermazione ideologica, disse: «Se non lo avete mai visto sulla terra, non lo vedrete mai nel cielo».
Vorrei prendere spunto da questa reazione di un uomo semplice, ma non privo di profondità nell’esperienza di Dio, per dare un tono di preparazione al Natale alla rubrica di questa settimana che ci trova in pieno tempo d’Avvento. Il mistero dell’Incarnazione ci ricorda di cercare Dio nel quotidiano. Ci spinge a vivere ciò che alcuni teologi chiamano «la mistica quotidiana», la mistica della terra, come spazio e tempo per allenare lo sguardo e il cuore a percepire il Signore. Questa attenzione spirituale concreta è la degna preparazione al Natale. Altrimenti, come ci avverte il metropolita Anthony Bloom, «se non ci è possibile trovare un contatto con Dio sotto la nostra pelle, allora le possibilità che abbiamo di riconoscerlo, anche se lo incontriamo faccia a faccia, sono molto scarse», perché solo «chi trova la porta del proprio cuore scoprirà che è la porta del regno di Dio». Bloom ci ricorda la lezione di un grande maestro della spiritualità russa, Teofano il recluso, il quale afferma con un’immagine molto espressiva che educare il cuore alla percezione di Dio ci porta a una sensibilità interiore secondo la quale il Signore diventa tanto percepibile nell’anima quanto «un mal di dente»! Che cosa augurarvi di meglio di questa sensibilità spirituale (senza mal di denti)?