IL COLIBRI' DI SANDRO VERONESI: LA TRAMA
Ci si affeziona fin dalle primissime pagine a Marco Carrera, il protagonista dell’ultimo romanzo di Sandro Veronesi, Il colibrì (La nave di Teseo). E si seguono con trepidazione e partecipazione emotiva le avventure che costellano la sua vita.
Sarebbe meglio dire le disavventure: quando, infatti, lo psicoanalista della moglie gli svela le oscure trame che lei sta tessendo ai suoi danni, è come se scoperchiasse un vaso di Pandora, da cui scaturiranno altri eventi e disgrazie.
Ma a rendere così umano e simpatico quest’uomo, di professione oculista e padre di una figlia, è la sua capacità di sopportare con stoica dignità ciò che gli accade, anche se negativo e doloroso, sapendo addirittura volgere in bene il male. Lo sostiene un’incredibile fiducia nel genere umano, un’incrollabile buonafede, qualità totalmente laiche, senza alcuna connotazione religiosa.
Attorno a lui si muovono personaggi che potremmo definire meno stabili – mentre il nostro, esattamente come il colibrì che dà il titolo al libro, sa restare saldo pur nel movimento, pur in mezzo alla tempesta –, meno coerenti e saldi di lui. Della moglie abbiamo detto, ma anche la figlia e gli amici sono più suscettibili al cambiamento. L’unica figura che gli risulta affine è quella dello psicoanalista che, non a caso, finirà con l’impegnarsi in cause umanitarie.
IL COLIBRI' DI SANDRO VERONESI: LA RECENSIONE
Il colibrì è un romanzo travolgente per una semplice ragione: è pieno di vita, vita vera, vita vissuta, che Sandro Veronesi sa restituire con maestria, facendo apparire semplice ciò che non lo è. La storia, per esempio, è costruita attraverso un montaggio su più piani temporali che appare naturale, mentre è frutto di un abile lavoro.
Lo scrittura dell'autore è fluida e felice, impreziosita da dialoghi scoppiettanti che sanno riprodurre in maniera straordinaria quelli della nostra esperienza.
QUEL FINALE DOVE DIVENTA PROTAGONISTA L'EUTANASIA
Il libro si conclude con un capitolo che può sollevare qualche domanda sul piano etico. Il protagonista, stremato da una malattia considerata incurabile, convoca tutte le persopne significative della sua vita e si congeda attraverso un gesto "estremo" qual è l'eutanasia, ricalcando una scena del film Le invasioni barbariche.
Ora, l’autore e il suo personaggio esprimono una visione laica dell’esistenza, assolutamente degna di rispetto; tuttavia la scelta di un simile finale potrebbe dare vita – ci permettiamo di dirlo per la stima che abbiamo dell’autore – a qualche contraddizione proprio ragionando in termini di “logica” letteraria.
Dopo aver dipinto Carrera come un uomo buono ma forte, un eroe dei nostri giorni, dotato di straordinaria resilienza, forse ingenuo ma sempre dalla parte della vita, capace di superare ogni trauma, perché assegnargli un epilogo come quello raccontato nelle ultime pagine? È davvero coerente con il suo sistema di valori?
(pubblicato il 27/11/2019. Aggiornato il 3/7/2020)
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Marco Carrera è il colibrì. La sua è una vita di continue sospensioni ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti.