Poveri bambini, derubati da chi dovrebbe volervi solamente bene, anche dei momenti più belli e irripetibili della vostra vita. E’ domenica. Ad Acireale, come in tante altre parrocchie lungo lo stivale, si celebrano le Prime Comunioni dopo la pausa estiva. Un momento importante per tutti, bambini, famiglie, amici; per la parrocchia, soprattutto in questo tempo di pandemia. E’ sempre emozionante quando, vestiti di bianco, con il giglio in mano e la lampada accesa, i bambini avanzano verso l’altare. Il parroco, i catechisti, i giovani della corale, hanno fatto del loro meglio per prepararli all’incontro con Gesù nascosto nel Pane. Si tenta di riprendere il cammino dopo un anno complicato e difficile per tutti. Insieme, occorre camminare insieme, pensare insieme, lavorare insieme.
Famiglia, parrocchia, scuola, società civile per il bene dei bambini. Insieme, per fare in modo che la festa non termini alla fine della Messa, ma continui anche dopo. I bambini si fidano di noi; che grande responsabilità abbiamo nei loro confronti. Noi adulti dovremmo temere e tremare al loro cospetto. Sono così fragili, basta una parola pronunciata con disprezzo, un’ azione cattiva, uno scatto d’ira, un atto di violenza per incidere negativamente sul loro percorso formativo. Se è vero che “la bellezza salverà il mondo” vuol dire che saranno loro, i bambini, a salvarlo, questo nostro stupendo e strano mondo. Perché più bello di un bambino non c’è niente. Dobbiamo mettercela tutta per costruire un mondo a misura di bambini. Non loro dovranno diventare come noi ma noi dobbiamo trovare il coraggio di somigliare a loro. Ce l’ ha detto Gesù.
Nella parrocchia di Santa Maria degli ammalati, ad Acireale, tutto è stato preparato con cura. Genitori, parenti, fedeli hanno occupato i posti precedentemente assegnati. C’è aria di festa. Finalmente. Poi accade qualcosa, il parroco si blocca, smarrito, si guarda attorno, tenta di capire. C’è confusione, si grida, si scappa. Si sente un colpo di pistola. È il panico. Il caos. È successo che tra i parenti di un bambino con genitori separati è scoppiata una rissa per motivi più che futili, sciocchi, stupidi. Una questione di posti da occupare. Viene la rabbia al solo pensarci. Stanno litigando sul sagrato quando un uomo – il nonno - estrae la pistola e spara. Ad essere colpito è un carabiniere fuori servizio, papà di un altro piccolo del gruppo della Prima Comunione, intervenuto per sedare la lite.
Adesso, quest’uomo buono e coraggioso, rischia la paralisi. Ai bambini auguro sempre di crescere come Gesù, «in età, sapienza e grazia». Pare, però, che certe persone, anche anziane, siano cresciute solo in età, che la sapienza e la grazia le abbiano smarrite lungo il cammino. È terribilmente grave che a quasi 70 anni, un nonno impugni la pistola, all’ingresso di una chiesa, durante una celebrazione liturgica, alla presenza di decine di famiglie con tanti bambini, tra cui il proprio nipotino. È terribilmente grave che a quest’uomo non importi nulla del trauma che a questi bambini ha provocato senza pietà . Quanta violenza, evitabile, ottusa, banale, avvelena e rovina la vita della gente. Quanto quintali di pane dobbiamo ancora mangiare per comprendere che non abbiamo nessun diritto di violentare – fisicamente, psicologicamente, spiritualmente – i bambini? Quando impareremo che nei loro confronti abbiamo solo doveri da osservare? Perché questo nonno immaturo, incapace di tacere, di pregare, di gioire non è rimasto a casa? Poveri, cari, sfortunatissimi bambini di Acireale, penso a voi, alle vostre famiglie, al vostro parroco, al bravo e generoso brigadiere gravemente ferito, allo spavento che vi siete presi, alla vostra festa rovinata. Vi rivedo nei volti dei miei bambini che, felici ed emozionati come voi, domenica, anch’essi, hanno ricevuto la Comunione per la prima volta. Com’ erano belli! Come siete belli.
Perdonateci, bambini di Acireale. Perdonateci, bambini di tutto il mondo, quando, senza pietà, calpestiamo e insozziamo i vostri diritti, i vostri sentimenti, la vostra innocenza, la vostra dignità. Perdonateci quando con la bocca diciamo di amarvi e poi vi mettiamo in croce.
(Nella foto Ansa l'ospedale Cannizzaro dov'è stato ricoverato il brigadiere colpito).