Il Papa prega « per le famiglie» che, in «questo tempo di quarantena», «chiusa a casa, cerca di fare tante cose nuove, tanta creatività con i bambini, con tutti, per andare avanti. E anche c’è l’altra cosa, che alle volte c’è la violenza domestica. Preghiamo per le famiglie, perché continuino in pace con creatività e pazienza, in questa quarantena».
Poi spiega gli Atti degli Apostoli, il brano in cui Pietro viene rimproverato per aver mangiato con i pagani. «Lo rimproveravano», spiega Francesco, «perché era entrato in casa di uomini non circoncisi e mangiato insieme con loro, con i pagani: quello non si poteva, era un peccato. La purezza della legge non permetteva questo. Ma Pietro lo aveva fatto perché era stato lo Spirito a portarlo lì. Sempre c’è nella Chiesa – nella Chiesa primitiva tanto, perché non era chiara la cosa – questo spirito di “noi siamo i giusti, gli altri i peccatori”». Ma questo dire «noi e gli altri» è «una malattia. Ci sono le «divisioni: “Noi abbiamo proprio la posizione giusta davanti a Dio”. Invece ci sono “gli altri”, si dice anche: “Sono i “condannati”, già». Una malattia che «nasce dalle ideologie o dai partiti religiosi … Pensare che al tempo di Gesù, almeno erano quattro i partiti religiosi: il partito dei farisei, il partito dei sadducei, il partito degli zeloti e il partito degli esseni, e ognuno interpretava “l’idea” che aveva della legge». Anche Gesù veniva rimproverato «perché entrava in casa dei pubblicani – che erano peccatori, secondo loro – e a mangiare con loro, con i peccatori, perché la purezza della legge non lo permetteva; e non si lavava le mani prima del pranzo … Ma sempre quel rimprovero che fa divisione: questo è l’importante, che io vorrei sottolineare».
Il Pontefice ricorda che «ci sono delle idee, delle posizioni che fanno divisione, al punto che è più importante la divisione che l’unità. È più importante la mia idea che lo Spirito Santo che ci guida. C’è un cardinale emerito che abita qui in Vaticano, un bravo pastore, e lui diceva ai suoi fedeli: “Ma la Chiesa è come un fiume, sai? Alcuni sono più di questa parte, alcuni dell’altra parte, ma l’importante è che tutti siano dentro al fiume”. Questa è l’unità della Chiesa. Nessuno fuori, tutto dentro. Poi, con le peculiarità: questo non divide, non è ideologia, è lecito. Ma perché la Chiesa ha questa ampiezza di fiume? È perché il Signore così lo vuole».
E sottolinea che nel Vangelo Gesù ci dice: «Io ho altre pecore che non provengono da questo recinto. Anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore». Il Signore è pastore di tutti. «Questo “tutti” in Gesù è molto importante. Pensiamo alla parabola della festa di nozze, quando gli invitati non volevano andarci: uno perché aveva comprato un campo, uno si era sposato … ognuno ha dato il suo motivo per non andare. E il padrone si è arrabbiato e ha detto: “Andate agli incroci delle strade e portate alla festa tutti”. Tutti. Grandi e piccoli, ricchi e poveri, buoni e cattivi. Tutti. Questo “tutti” è un po’ la visione del Signore che è venuto per tutti ed è morto per tutti». E se qualcuno chiede: «Ma è morto anche per quel disgraziato che mi ha reso la vita impossibile?», il Papa ricorda che sì, «è morto pure per lui. “E per quel brigante?”: è morto per lui. Per tutti. E anche per la gente che non crede in lui o è di altre religioni: per tutti è morto. Quello non vuol dire che si deve fare proselitismo: no. Ma Lui è morto per tutti, ha giustificato tutti».
Poi racconta un aneddoto. La storia della professoressa Mara, «che quando era in difficoltà … e c’erano dei partiti, diceva: “Ma Cristo è morto per tutti: andiamo avanti!”. Quella capacità costruttiva. Abbiamo un solo Redentore, una sola unità: Cristo è morto per tutti. Invece la tentazione … anche Paolo l’ha sofferta: “Io sono di Paolo, io sono di Apollo, io sono di questo, io sono dell’altro …”. E pensiamo a noi, cinquant’anni fa, al dopo-Concilio: le cose, le divisioni che ha sofferto la Chiesa. “Io sono di questa parte, io la penso così, tu così …”. Si, è lecito pensarla così, ma nell’unità della Chiesa, sotto il Pastore Gesù».
E allora prega «il Signore» perché «ci liberi da quella psicologia della divisione, di dividere, e ci aiuti a vedere questo di Gesù, questa cosa grande di Gesù, che in Lui siamo tutti fratelli e Lui è il Pastore di tutti. Quella parola, oggi: “Tutti, tutti!”, che ci accompagni durante la giornata».
Infine la preghiera per la comunione spirituale con queste parole:
«Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo».