Non possiamo ospitarli tutti, aiutiamoli piuttosto a casa loro. Ricordate chi lo diceva? No, non erano le Ong, quelle gli aiuti li portavano e li portano sia a casa loro che in Italia. Era la Lega. Ora però il Governo dai due volti (pro o contro la Tav? Gli inceneritori o la raccolta differenziata? Condono o prescrizione solo fino al primo grado?) si è tolto la maschera mostrando a tutti, con il decreto “sicurezza” di avere unità di intenti e di azione su di un unico tema: la lotta ai migranti.
Una norma in particolare merita una riflessione, perché mostra come alla base di questo disegno non vi siano ragioni di sicurezza, ma il rifiuto del diverso. Si tratta della tassazione delle rimesse di denaro effettuate verso Paesi terzi. I migranti presenti in Italia che inviano i loro modesti risparmi alle famiglie rimaste in patria, per aiutarle a sopravvivere, dovranno pagare ora un’imposta dell’1,5 per cento priva di alcuna giustificazione, perché non è legata né a livelli di reddito, né è corrispettivo di un servizio pubblico. Dati alla mano queste rimesse costituiscono la forma di aiuto più importante per quelle popolazioni. Come mi diceva uno di loro, «io e mio fratello mandiamo tutto quello che riusciamo a risparmiare alla nostra famiglia, sono in dieci».
E se le tante badanti che si occupano dei nostri anziani, se i nostri raccoglitori di frutta a 10 euro al giorno, se quelli insomma che sono impegnati in attività a noi sgradite, o sottopagate, come è stato per molti italiani emigrati, dovessero decidere, sfiduciati, di tornare a casa, saremmo davvero più sicuri o avremmo piuttosto maggiori problemi? Sono problemi da affrontare non soltanto “di pancia”, ma se non con il cuore, almeno con il cervello.
DARIO SANTIN
Condivido quello che hai scritto, caro Dario. Del decreto sicurezza parliamo estesamente in questo stesso numero. E nel suo intervento don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, spiega come il decreto moltiplicherà l’illegalità. Però quello che tu scrivi mostra un atteggiamento di fondo, una mentalità che sembra purtroppo condivisa da tanti. È un rifiuto del diverso che, mi permetto di dire, non solo non ha niente di cristiano, ma nemmeno di autenticamente umano.