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sabato 12 ottobre 2024
 
 

Lirica, girandola ai vertici

30/10/2012  Sull'orlo del tracollo, i teatri d'opera vivono una fase di grandi mutamenti, che investono Parma, Firenze, Palermo. Mentre alla Scala la partenza di Lissner ha aperto i giochi.

Il teatro lirico italiano, sull’orlo di un generale tracollo economico, è in perenne ebollizione. Da circa un mese due professionisti di alto rango hanno preso in mano la periclitante navicella del Teatro Regio di Parma: Carlo Fontana (per il momento amministratore esecutivo, fra nove mesi amministratore delegato) e Paolo Arcà (direttore artistico per cinque anni) sono animati dal desiderio riportare all’onor del mondo un teatro dalle tradizioni gloriose come quello parmigiano.

In una recente conferenza stampa sono state formulate speranze e annuncianti tre titoli per la stagione verdiana del 2013:
Un ballo in maschera, Nabucco e un terzo da definire. Inoltre, particolare significativo, ha registrato la presenza del sindaco Pizzarotti e dell’assessore Ferraris – entrambi targati movimento Cinque Stelle – che hanno fugato ogni dubbio circa il loro impegno per la cultura a Parma, di cui il Regio resta un bastione insostituibile.

Per uno che se ne va da Firenze (Arcà), ce n’è un altro che vi arriva: Alberto Triola, attuale direttore rtistico del Festival della Valle d’Itria, che dal prossimo gennaio assumerà un’analoga posizione al Teatro del Maggio musicale fiorentino. Inoltre, la sicura partenza di Stéphane Lissner dalla Scala ha aperto i giochi per l’ambita successione, alla quale aspira anche l’attuale sovrintendente del Maggio, Francesca Colombo.

Lo stato di fibrillazione investe anche altre città. Bologna e Genova, Cagliari e Trieste navigano a vista, sperando di giungere a un approdo sicuro. Burrasca intanto al Massimo di Palermo, dove il sindaco Leoluca Orlando parrebbe intenzionato a liquidare l’attuale sovrintendente La Cognata, nonostante costui abbia lavorato assai bene e con rilevanti esiti artistici. Calma piatta infine alla Fenice di Venezia e al Regio di Torino, i cui rispettivi vertici (Chiarot e Ortombina, Vergnano e Noseda) lavorano con unità d’intenti e con esiti che chiunque è in grado di apprezzare.

Intanto questa fine di ottobre ha rivisto i palcoscenici in azione.
C’è stato il Festival Verdi di Parma in formato ridotto, con la poco frequente Battaglia di Legnano e un Rigoletto caratterizzato in una recita dalla presenza del tenore Celso Albelo, che vorrebbe ripercorrere la parobola del grande Kraus. Mentre l’Opera di Roma ha ospitato una buona edizione della Gioconda, assente da un ventennio, la Scala ha anticipato le celebrazioni wagneriane del 2013 con un Siegfried diretto da Barenboim: mediocre lo spettacolo di Guy Cassiers e altrettanto mediocre il protagonista Lance Ryan; fortunatamente il Mime di Peter Bronder e la Brunilde di Nina Stemme hanno provveduto a riequilibrare le sorti dell’opera.

 
 
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