Professor Simonelli, la Diseny boccia la Tv italiana dei ragazzi. Considera inadeguata la qualità dei cartoni animati italiani. Cosa ne pensa?
«Io non sono un grande fan di Disney e istintivamente mi viene da dire: "perché voi cosa fate?". Non amo il loro modello, nè il tratto, nè l'atteggiamento moralistico che hanno sempre, in ogni proposta. Quello per cui loro ti devono insegnare. Quindi la prima reazione è: "guardate in casa vostra". Poi, però, sotto sotto, mi rendo conto che è vero che la Tv italiana manca di creatività. Perché è poco italiana, perché c’è poco spirito italiano. La televisione che voleva mantenere le sue radici, penso all’Albero azzurro è un po’ tramontata. L’altra, la restante, si adegua. Penso alle Winx. Tremende, orribili, la mia nipotina stessa ne va pazza. Ma sono emblematiche dell'omologazione verso certi modelli anche visivi, di disegno. È difficile trovare qualcosa che sia rappresentativo del genio e dell’estro italiano».
Quali sono gli ingredienti per un programma per ragazzi di qualità?
«Sicuramente cercare qualcosa di originale che si stacchi dal contesto. Peppa Pig per esempio ha avuto questa forza, capacità: di non voler somigliare a nient'altro. E due, non fossilizzarsi sui cartoni ma trovare altri linguaggi. Al momento ci sono o cartoni animati per bambini o fiction per preadolescenti. Bisogna trovare delle formule nuove, che ci sia la possibilità di pescare in altri universi. In più c’è un problema di narrazione. È sempre più diffuso il tentativo di riprendere vecchie storie e dargli una forma, una veste diversa. Forse se si uscisse da quel repertorio, fermo restando che la ripetizione dei classici è fondamentale, si potrebbero pescare storie che non conosciamo già».