«Siamo consapevoli che i cristiani non possono rimanere indifferenti di fronte a ciò che avviene in Siria. Il nostro è stato un chiaro dialogo di pace». Queste le parole del Patriarca ortodosso di Mosca Kirill che ha parlato al telefono con papa Francesco per dialogare sulla Siria, dopo la drammatica escalation della scorsa notte. È stato lo stesso Patriarca a rivelarlo ai giornalisti nella sua residenza a Peredelkino, come riferisce l'agenzia Tass. Kirill ha affermato che la Chiesa ortodossa russa intende continuare il dialogo con la Santa Sede per «fermare lo spargimento di sangue in Siria».
Giovedì scorso, in un’intervista a Famiglia Cristiana, il Nunzio apostolico a Damasco, il cardinale Mario Zenari, aveva spiegato: «Sono in continuo contatto con i più stretti collaboratori di papa Francesco che è informato costantemente dell’evolversi della situazione. Il Pontefice», ha aggiunto Zenari, «parla di una terza guerra mondiale a pezzi e ha presente molto bene che la Siria è un pezzo di questa guerra. Non a caso, a distanza di sette giorni, a Pasqua e la domenica dopo, ha lanciato due forti appelli per la pace di questo Paese sempre più martoriato».
Già pochi mesi dopo l’elezione, nel 2013, Francesco istituì una giornata di digiuno e preghiera per scongiurare l'attacco occidentale in Siria, e scrisse una lettera al presidente russo Vladimir Putin. La Siria, insieme ad altre situazioni del Medio Oriente, è stata più volte citata nella lunga dichiarazione comune che il Pontefice argentino e il Patriarca russo hanno firmato congiuntamente all'Avana, durante il loro primo e storico incontro avvenuto nel febbraio 2016. Al decimo paragrafo di quella dichiarazione di legge: «In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime, lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad un rapido ristabilimento della pace civile. È essenziale assicurare un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei paesi confinanti».