A chi ogni giorno porta un fiore sulla tomba dei propri cari non importa che faccia caldo o freddo. Lo fa perché sente dentro di sè che è un gesto importante,anzi irrinunciabile. Ma molti Comuni, da Supersano in provincia di Lecce in Puglia a Giugliano (Napoli), Sarno (Salerno), Casagiove (Caserta) non ragionano così e dal primo giugno hanno emanato un'ordinanza che vieta di portare piante e fiori freschi nei cimiteri per i prossimi 4 mesi.
Il motivo è molto prosaico: con il gran caldo già di queste settimane si decompongono in breve tempo e, specie se l'acqua non viene cambiata spesso, nel cimitero si diffonde un olezzo, diciamo così, non proprio gradevole. Il problema effettivamente esiste, ma forse bastava essere un po' meno drastici e consigliare di portare meno fiori e di cambiarli più spesso.
Intanto si registra la presa di posizione della Coldiretti che parla di «una assurda restrizione» che «penalizza il più naturale degli omaggi ai propri defunti a favorisce alternative certamente meno sostenibili dal punto di vista ambientale come i fiori di plastica. E' paradossale che le ordinanze dei sindaci mettano il dito sull'inquinamento provocato da un fiore che appassisce, mentre in molte delle nostre città sono sempre più frequenti le piccole discariche a cielo aperto provocate dai rifiuti che strabordano dai cassonetti e che nessuno passa a raccogliere».
Il divieto peraltro è scattato il primo giugno, a conclusione del mese di maggio, il più ricco di fiori dell'anno - segnala la Coldiretti - e non farà certo bene al nostro Paese che tra i leader nella produzione di piante e fiori in Europa con un 'giardino' che copre oltre 30.000 ettari di terreno che si estendono dal sud al nord e dalla pianura, alla collina, fino alla montagna. Un settore - continua la Coldiretti - che vale oltre 2,4 miliardi di euro con circa centomila addetti e un saldo attivo tra export ed import di oltre 180 milioni di euro.