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sabato 21 giugno 2025
 
Parliamone insieme
 
Credere

Stare sui social, un modo di essere Chiesa in uscita

01/02/2024  «I credenti che operano nei social scelgono di “esporsi” e offrono una moderna forma di testimonianza cristiana» L'editoriale di Credere. “Parliamone insieme” di don Vincenzo Vitale

Cari amici lettori, in questo numero dedichiamo lo spazio di approfondimento dello zoom ai “missionari digitali”, con la guida di un esperto osservatore di questo mondo, Guido Mocellin. In pochi anni l’universo digitale – prima internet e i blog, poi le versioni più “social” di Youtube, Facebook, Instagram, TikTok – è esploso e ormai fa parte delle nostre vite, tanto che non si parla di essere on-line o off -line ma di on-life. Le interazioni con questi “ambienti” sono frequenti e numerose, e non solo da parte del pubblico più giovane. E, una volta tanto, possiamo dire che la Chiesa non è rimasta troppo indietro su questo versante: non solo vi sono persone che vi si dedicano con passione e competenza, ma c’è anche una mole di riflessione in proposito, che apporta anche un punto di vista di sana critica e uno sguardo etico sempre necessario.

Molto cammino è stato percorso da quando la Chiesa, al Vaticano II, “sdoganava”, con l’Inter mirifica (4 dicembre 1963, esattamente 60 anni e 2 mesi fa), i mezzi di comunicazione sociale come campo di “apostolato” cattolico: da allora il ventaglio dei mezzi di comunicazione sociale non solo si è ampliato, ma ha pervaso le nostre vite in una maniera prima inimmaginabile, diventando un vero e proprio ambiente di vita. Colpisce, come racconta Mocellin nello Zoom, che la presenza cristiana nell’ambiente digitale veda spesso come pionieri o protagonisti in prima linea preti e religiosi/e: persone abituate ad abitare le frontiere e a “prendere il largo” per annunciare il Vangelo. Naturalmente non mancano volti di laici, uomini e donne.

E c’è da rallegrarsi di questo “attivismo”, perché significa che si è sensibili alle nuove forme di comunicazione, che vuol dire anche nuove forme di relazione e nuove forme di annuncio del Vangelo. In questo mondo, conta la battuta sintetica, il modo di porsi, la capacità dialogica e interattiva… Insomma c’è uno stile di presenza cristiana, su cui papa Francesco ha insistito molto negli ultimi anni con i Messaggi per la giornata delle comunicazioni sociali. Stare sui social cristianamente è un modo nuovo di rispondere a una “fame di verità” che oggi passa non per la via “verticale” dell’esposizione dottrinale (pur necessaria in altri contesti) ma attraverso vie più orizzontali di dialogo e condivisione. E qui entra in gioco un altro fattore decisivo della presenza sui social: chi sceglie di starci, si “espone”, ci “mette la faccia”, come si dice.

È insomma un modo moderno di offrire la propria testimonianza cristiana, di essere “Chiesa in uscita”, una comunità che ha il coraggio di attraversare frontiere finora sconosciute. Il modo di abitare tali frontiere è decisivo, perché si distingue dalla comunicazione sguaiata e persino aggressiva tipica di certe presenze sui social, anche da parte di qualche frangia cristiana.

La presenza di “missionari digitali”, spesso volti sorridenti e comunicativi, ci ricorda che anche noi, nel nostro piccolo, siamo portatori di una testimonianza attraverso i volti, i gesti, le parole… Tutti di noi comunica. Nel bene e nel male

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