Se li incontriamo nella vita reale, i topi suscitano disgusto e a volte paura, ma trasformati in personaggi animati sono i re della popolarità, da Topolino a Geronimo Stilton, passando per Jerry a quelli di Ratatouille. E poi c’è lui, Topo Gigio, che non brilla per intelligenza, che non ha nessun superpotere, ma che da 66 anni è entrato nel cuore di tutti. Vederlo duettare a Sanremo con Lucio Corsi, cantando Nel blu dipinto di blu, è stato un tenero amarcord per chi ha qualche anno sulle spalle, e una curiosa scoperta per i più giovani. Il cantautore toscano, arrivato secondo e vincitore del Premio della critica, ha spiegato così il motivo di questa inusuale apparizione all’Ariston: «Duettare con Topo Gigio non era affatto una gag, era una cosa che si fondava su un ragionamento inerente alla musica: Topo Gigio esordì in televisione nel 1959 con la voce di Domenico Modugno, ed è stato come se anni dopo avesse rincontrato quella canzone su quel palco lì. Topo Gigio non era mai salito sul palco dell’Ariston. Mi ha ispirato Elton John, che l’aveva fatto con i Muppets. Poi quella canzone parla di un sogno, di cose oniriche e so che la musica che mi piace è quella che mi porta da qualche altra parte rispetto alla realtà, perciò un personaggio di fantasia, ma così concreto come Topo Gigio, era perfetto».
Nel 1959, data di nascita di Topo Gigio, i pupazzi che si muovevano in Tv c’erano già, li avevano portati Maria Perego e suo marito Federico Caldura, prendendo spunto dalla tradizione del teatro delle marionette e dalle creazioni dell’artista ceco Jirí Trnka. Ci voleva un topo italiano che facesse concorrenza a Topolino, ma con caratteristiche diverse: ed ecco Gigio, alto venti centimetri, realizzato con materiale morbido a metà tra la plastica e la gommapiuma, all’interno del quale c’erano i meccanismi per far funzionare bocca, occhi e mani.
Occhi azzurri dolcissimi, frangetta gialla, maglietta a righe, Gigio ha un grande bisogno di affetto, tanto che la sua frase più celebre è “strapazzami di coccole”. È tenero, ingenuo, amico di tutti e un po’ timido, tanto da esclamare spesso: “Mi tremano i baffi dall’emozione”. La frase che forse tutti da bambini abbiamo provato a imitare con la sua vocetta nasale e a tratti un po’ stridula è “ma cosa mi dici mai!”. Dopo l’esordio con la voce di Domenico Modugno, il suo doppiatore storico per 40 anni è stato Peppino Mazzullo e dal 2010 è quella di Leo Valli.
Topo Gigio è apparso in numerose trasmissioni Rai, dallo Zecchino d’oro (dove ha fatto coppia fissa per anni con Cino Tortorella e nell’ultima edizione con Carlo Conti) a Canzonissima, da Carosello a Drusilla e l’almanacco del giorno dopo. Ma i confini italiani al nostro topo goloso di groviera andavano stretti e così ha fatto il giro del mondo: i primi a realizzare un film animato su di lui sono stati i giapponesi nel 1967, film presentato nientemeno che alla 28ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. È stato ospite nelle Tv di tutto il mondo: in Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Germania, Giappone, Messico, Paesi Bassi, Paraguay, Perù, Portogallo, Spagna, Uruguay, Venezuela e Jugoslavia. E per ben 53 serate, fra il 1962 e il 1969, è stato ospite del leggendario programma della Cbs Ed Sullivan Show e definito nel sito ufficiale della trasmissione “uno dei pupazzi più popolari della storia”.
Quando, prima nel programma Il sabato dello Zecchino, poi in La banda dello Zecchino, divenne protagonista di parodie di fiabe classiche, miti e leggende, l’allora direttore de Il Giornalino, don Tommaso Mastrandrea, ebbe l’idea di pubblicare anche sullo storico settimanale per ragazzi della San Paolo parodie inedite raccontate da Gigio in prima persona, affidandole a una giornalista della redazione dopo aver avuto il benestare di Maria Perego. Nacquero così decine di storie come Mantellina gialla, Le avventure di Caciotto, Polverentolo, Fiordilatte e i sette topini…
Ancora oggi su Rai YoYo e RaiPlay vanno in onda i cartoni animati di Topo Gigio, e nei negozi di giocattoli è in vendita un Topo Gigio morbido e parlante da… strapazzare di coccole. Per i bambini di oggi, come è stato per quelli di ieri.