Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 09 settembre 2024
 
la storia
 

Torino, musica sui tetti con i ragazzi di Archeia

04/06/2022  Nella chiesa Madonna di Pompei guidata da don Luca Peyron un concerto particolare per «il piacere di condividere la musica, che arricchisce la vita, come ogni ricerca di bellezza», dicono i musicisti. Il parroco: «È un po’ la sintesi di quest’anno pastorale: provare a mettere insieme ciò che qui abbiamo fatto, i volti che abbiamo incontrato, le esperienze che abbiamo vissuto per regalarci di nuovo il desiderio di guardare in su»

“Quello che ascoltate all’orecchio, annunciatelo sui tetti”, dice il Vangelo. C’è chi ha preso alla lettera queste parole del Vangelo, trasformando il tetto della propria parrocchia in un luogo di incontro, di bellezza, di preghiera. Torino, chiesa della Madonna di Pompei, una comunità di 5.500 parrocchiani, in una zona al confine tra centro e periferia. Spazi piccoli, tutti da inventare, letteralmente incastrati tra i condomini.

Il parroco, don Luca Peyron, che è anche direttore della Pastorale Universitaria Regionale, ha avuto l’idea di organizzare un concerto sul tetto della parrocchia, coinvolgendo un’orchestra giovanile che abitualmente si ritrova negli spazi del sotto-chiesa per fare le prove. «È un po’ la sintesi di quest’anno pastorale» racconta il sacerdote, «provare a mettere insieme ciò che qui abbiamo fatto, i volti che abbiamo incontrato, le esperienze che abbiamo vissuto, trasformandole in bellezza, per regalarci di nuovo il desiderio di guardare in su».

È una serata luminosa di primavera. All’inizio il cielo fa temere qualche goccia di pioggia «ma se il parroco ha detto che non piove, ci fidiamo: avrà parlato con le “alte sfere”» scherzano i primi spettatori che, poco alla volta, prendono posto in una “platea” decisamente insolita, con vista sul cortile e sui balconi dei palazzi circostanti. Poco dopo l’aria si rasserena e i musicisti fanno il loro ingresso sul “palco”, sistemandosi con violini, viole, violoncello e contrabbasso, tra i comignoli del tetto.

Sono i ragazzi dell’orchestra Archeia, una realtà che testimonia vitalità e coraggio. I suoi componenti, 25 in tutto (9, per ragioni di spazio, quelli presenti al concerto sul tetto) sono quasi tutti ex allievi di licei musicali, che, spontaneamente, senza l’intervento di maestri adulti, hanno deciso di ritrovarsi per condividere la loro comune passione e mettere a frutto l’esperienza acquisita negli anni di studio.

Attualmente sono guidati da Giacomo Pomati (24 anni), percussionista e studente di direzione d’orchestra. Sono un gruppo variopinto, dalle tante anime. Tra loro c’è, ad esempio, Gabriele Cervia, 23 anni, che si sta specializzando in violino barocco e progetta un futuro da musicista. Ma c’è anche Andrea Masino, 24 anni, che studia psicologia all’università: per lui, come per altri, il violino non è un lavoro, ma una passione. Poi c’è Moises Pirela, 31 anni, che è arrivato a Torino dal Venezuela, per frequentare il conservatorio, portando con sé una carica di calore e vitalità molto speciali.

«Che cosa ci tiene insieme? La gioia di sperimentare un cammino fatto di disciplina e di libertà, in cui ogni parte è indispensabile» raccontano i giovani esecutori. «E il piacere di condividere la musica, che arricchisce la vita, come ogni ricerca di bellezza». Affacciato sulla città, mentre poco a poco la luce del giorno si fa più fioca, l’ensemble propone un repertorio barocco, che spazia da Bach a Händel. Non è importante, in questo caso, la perfezione tecnica (anche perché, come detto, molti dei componenti dell’orchestra sono amatori).

Contano la passione, l’entusiasmo, la sensibilità e la sintonia di gruppo che i ragazzi sanno esprimere. E infatti, a fine serata, gli applausi arrivano calorosi, sia dai presenti in parrocchia, sia da tanta gente affacciata ai balconi. Va detto che il concerto sul tetto rientra in un orizzonte più ampio, perché la comunità Madonna di Pompei, grazie anche all’intraprendenza del parroco, è un laboratorio di progetti e innovazione. Pur senza trascurare la pastorale ordinaria, la parrocchia si è dotata, tra l’altro, di una sala studio aperta alla città, attrezzata per creare sistemi di intelligenza artificiale al servizio del bene comune. E nei locali intorno alla chiesa si vive un fecondo scambio tra generazioni: gli universitari insegnano come usare il computer e i nuovi telefoni agli anziani e questi ultimi la saggezza della vita ai più giovani. «In parrocchia accadono tante cose, ma uno solo è l’obiettivo: incontrare Dio incontrando anche il prossimo» commenta don Peyron a fine concerto.

E se «gli ultimi due anni, per tanti motivi, ci hanno costretti a guardare per terra e ci hanno buttati a terra, l’idea di questa sera è partire dalla terra per provare ad alzare gli occhi. Dai tetti in su, per tornare a guardare la bellezza dell’umano che siamo».

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo