È uno spettacolo intenso ed emozionante l’Idomeneo di Mozart in programma fino al 16 novembre al Teatro Costanzi per la stagione del Teatro ’Opera di Roma. Perché parla a noi, al nostro tempo, portando in scena il dramma degli esiliati, degli sconfitti, dei profughi costretti a scappare da una guerra.
Merito del regista canadese Robert Carsen, il quale pochi mesi fa, sempre al Costanzi, ha firmato un commovente e applaudito Orfeo ed Euridice di Gluck. “Non saprei ambientare questa storia all’epoca della guerra di Troia”, confida il regista. Quindi i profughi troiani che si vedono in scena possono benissimo essere i profughi di uno dei tanti conflitti del mondo di oggi che costringono uomini e donne a prendere la via del mare. E Carsen ce li mostra, ammassati dietro una rete metallica, su una spiaggia, di fronte al mare che hanno attraversato.
L’emozione è grande anche perché fra le decine di comparse in scena ci sono 31 persone (rifugiati, richiedenti asilo e Rom) che fanno dei parte dei progetti di inserimento della Comunità di Sant’Egidio. L’idea del loro coinvolgimento è stata di Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell’Opera, il quale persegue da tempo l’obiettivo di aprire sempre di più il teatro alle diverse realtà dI Roma e ha trovato un interlocutore sensibile in Mario Marazziti, storico esponente della Comunità di Sant’Egidio.
Le persone scelte dalla Comunità di Sant’Egidio per lo spettacolo sono 16 uomini e 15 donne. Undici di loro sono arrivati in Italia via mare, 6 attraverso i corridoi umanitari che Sant’Egidio ha attivato da tempo in collaborazione con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la Cei-Caritas. Gran parte di loro proviene dalla Siria.
“In questo modo il Teatro dell’Opera incontra una parte dell’integrazione vera e possibile di chi sta dall’altra parte del Mediterraneo, i profughi e i migranti”, dice Marazziti. “La Comunità di Sant’Egidio è una eccellenza della nostra città e anche sul piano internazionale”, aggiunge Fuortes.
Nella lunga storia del teatro dell’Opera di Roma, Idomeneo fu rappresentato una sola volta, nel 1983. A dirigerlo questa volta è chiamato il quarantenne direttore d’orchestra pesarese Michele Mariotti, già applaudito nei maggiori teatri del mondo (Scala, Metropolitan, Opera Bastille, Covent Garden), al suo debutto all’Opera di Roma. “Idomeneo”,spiega Mariotti, è un capolavoro di modernità e di attualità, che non resterà mai vincolato alla cultura che lo ha generato. Può essere letto e codificato con molti linguaggi, il nostro è un messaggio di amore e di pace”. Il regista Carsen conferma e aggiunge che “l’arte c’è per aiutarci e guidarci nella speranza che possa venire la pace”. Quella di Mariotti, secondo le sue stesse parole, è “una lettura inquieta, in cui cerco, fin dall’inizio, di far sentire la presenza del mare”.
Idomeneo, rappresentato per la prima volta all’ Hoftheater di Monaco di Baviera, 29 Gennaio 1781 fu considerata dal musicologo Massimo Mila “il più bell’esemplare di opera seria del Settecento e il più alto esito teatrale da lui raggiunto nella pratica delle forme e degli schemi convenzionali”.
Nel ruolo del titolo canta il tenore statunitense Charles Workman, Joel Prieto è Idamante. Rosa Feola e Adriana Ferfecka (nella recita del 14 novembre) hanno il ruolo di Ilia, Miah Persson interpreta Elettra. Completano il cast Alessandro Luciano, Oliver Johnston e Andrii Ganchuk.
Il nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma è una coproduzione con il Teatro Real di Madrid, Den Kongelige Opera di Copenhagen e la Canadian Opera Company di Toronto. Sono previste ancora due repliche, giovedì 14 novembre alle 19.30 e sabato 16 novembre alle 18.00.
Grande successo alla “prima” e anche all’anteprima giovani, conclusa con vere e proprie ovazioni nei confronti del cast.