Un applauso di cinque minuti ha accolto le parole di papa Francesco al termine del Sinodo. Un discorso alto, che ha fatto il punto dell situazione e ha ribadito la linea di Francesco, del Papa che è «custode dell'unità della Chiesa». Una linea che incoraggia ancora verso il camminare insieme, anche da posizioni differenti. Un cammino nel quale, «ci sono stati momenti di corsa veloce» e «altri momenti di affaticamento», «altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci sono stati momenti di profonda consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori veri che portano nel cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli».
Nel discorso ai padri sinodali il Papa ha parlato anche delle tentazioni che hanno segnato i lavori. A rileggerle sembra quasi di risentire le parole che in questi giorni il Papa ha pronunciato nell eomelie a Santa Marta. Francesco infatti parla del Dio delle sorprese e della «tentazione dell'irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti - oggi- “tradizionalisti” e anche degli intellettualisti».
E ancora la tentazione del «del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei “buonisti”, dei timorosi e anche dei cosiddetti “progressisti e liberalisti”».
E se c'è la «tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente» c'è anche quella di «trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori,i deboli e i malati cioè di trasformarlo in “fardelli insopportabili” ».
La tentazione di «scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio». La tentazione di «trascurare il “depositum fidei”, considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall'altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chiamavano “bizantinismi”, credo, queste cose». Il Papa rassicura i padri sinodali, dice loro che queste tentazioni non devono né spaventare né scoraggiare . E si dice contento che ci sia stato dibattito, discussionee anche parresia.
Questa è la Chiesa «che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l'olio e il vino sulle ferite delgi uomini, che non guarda l'umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani. La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarl oe a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste. Questa è la Chiesa, la nostra madre!».
Si commuovono i padri sinodali. Il programma del Pontificato, della Chiesa in uscita che si china sulle ferite dell'umanità è tutto in questo discorso. Che parla anche die giornalisti, dei «tanti commentatori, o gente che parla, che hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l'altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell'unità e dell'armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori. E, come ho osato di dirvi all'inizio, era necessario vivere tutto questo con tranquillità, con pace interiore anche perché il Sinodo si svolge cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti».
Ed è il Papa che ha come compito «quello di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge - nutrire il gregge - che il Signore ha loro affidato e di cercare di accogliere - con paternità e misericordia e senza false paure - le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a trovarle. Il suo compito è di ricordare a tutti che l'autorità nella Chiesa è servizio». usa le parole di Benedetto XVI per sottolineare ancora che «questa è la suprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore incondizionato, come quello del Buon Pastore, pieno di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani, delicato verso i più deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori, per manifestare l'infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza».
Dunque, come già aveva detto in altre occasioni papa Francesco afferma, ancora una volta che «la Chiesa è di Cristo - è la Sua Sposa - e tutti i vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere di custodirla e di servirla, non come padroni ma come servitori. Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma piuttosto il supremo servitore - il “servus servorum Dei”; il garante dell'ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da parte ogni arbitrio personale, pur essendo - per volontà di Cristo stesso - il “Pastore e Dottore supremo ditutti i fedeli” (Can. 749) e pur godendo “della potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa”».
Adesso la parola passa alle Chiese locali alle quali, per volontà dello stesso papa Francesco, la relatio Synodi, «riassunto fedele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso in questa aula e nei circoli minori» viene consegnata come Lineamenta per discuterne nel corso di un anno fino al SInodo ordinario del prossimo ottobre e per maturare le risposte da dare «alle tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare».