Sopra, il G20 a Matera. Foto Reuters. In alto, Luigi Di Maio guida l'incontro dei ministri degli Esteri e dello Sviluppo economico del G20 a Matera. Foto Ansa.
Il primo G20 a presidenza italiana, che si svolge a Matera, è degno di nota per una lunga serie di ragioni. Intanto, arriva subito dopo il G7 presieduto dagli inglesi. Il che vuol dire che i due maggiori consessi mondiali avranno un’innegabile trazione europea, potenzialmente importante in una fase in cui il confronto internazionale pare incardinato sulla triangolazione Mosca - Washington - Pechino. Coincidenza tanto più significativa se pensiamo che il G7, che sempre più vuole presentarsi come il club delle democrazie sviluppate, rappresenta “solo” il 10% della popolazione mondiale e il 40% dell’economia globale, mentre il G20 rappresenta il 60% della popolazione, il 78% del Pil globale, il 60% del commercio, l’84% delle spese militari e il 74% delle emissioni a effetto serra.
Questo implica, a cascata, alcune altre considerazioni. Mentre al G7, soprattutto dopo la “espulsione” della Russia in seguito agli eventi in Ucraina del 2014, è molto più facile formulare un’agenda condivisa e trovare un compromesso finale, al G20 la politica si fa sentire e reclama tutti i suoi diritti. D’altra parte basta vedere come i “grandi” arrivano all’appuntamento di Matera. Anthony Blinken, ieri, ha trascorso una giornata intensissima a Roma. Ha incontrato papa Francesco, ha partecipato alla conferenza della coalizione globale di 83 Paesi costruita dagli Usa di Obama per combattere l’Isis, ha incontrato il premier Mario Draghi e il presidente Mattarella. Al di là del protocollo, era evidente il desiderio della Casa Bianca di riannodare i fili con un alleato storico come l’Italia, importante in Europa e nel Mediterraneo, secondo la politica di ricomposizione dei rapporti con l’Europa varata dall’amministrazione Biden. Per parte loro, proprio a poche ore da questo G20, Cina e Russia hanno celebrato il ventesimo anniversario dell’accordo di amicizia e cooperazione e Vladimir Putin ha sottolineato come in questo periodo l’interscambio tra i due Paesi, che storicamente non si sono mai amati troppo, sia cresciuto di 14 volte. Mentre Francia e Germania, che da sempre ambiscono ad avere un ruolo decisivo nella Ue, arrivano al G20 dopo che la loro proposta di un summit con la Russia è stata affondata proprio da quei Paesi ex-Europa dell’Est che nella Ue pesano ogni giorno di più.
A Matera, com’è ovvio, si parlerà della pandemia di Covid-19 e delle sue conseguenze. Ovvero, si parlerà di sanità (ormai soprattutto per sottolineare la necessità di fornire miliardi di dosi di vaccino ai Paesi meno sviluppati in Africa e in Asia) e di economia, cioè delle misure prese e da prendere per ottenere la tanto sospirata ripresa globale. Sarà inevitabile, qui, qualche polemica. Con la Russia sul vaccino Sputnik V, che la Ue e gli Usa hanno volutamente tenuto ai margini. E con la Cina, accusata di aver mentito sulle origini della pandemia. Il colosso asiatico, come si sa, alla fine ha tratto un beneficio dalla crisi planetaria: nel 2020, l’anno cruciale, la sua economia è cresciuta del 2,3%, mentre esattamente di tanto è calata quella Usa. In più, per il 2021 i pianificatori cinesi prevedono una crescita del 6% mentre gli esperti del Fondo Monetario Internazionale parlano addirittura dell’8%. Ciò vuol dire che la Cina è il motore dell’economia mondiale. Per di più un motore che negli ultimi tempi ha cominciato a rispondere colpo su colpo: alle sanzioni Usa, a quelle europee, alle decisioni che sospetta di essere politicamente motivate.
Un esempio: l’Australia ha annullato diversi progetti relativi al G5 (la solita Huawei) e alla Nuova Via della Seta; la Cina ha disdetto in un attimo l’accordo-quadro dei rapporti commerciali, e in un giorno il dollaro australiano ha perso il 2%. Insomma, maneggiare con cura Anche perché al G20 è impossibile non tener conto del parere dei grandi Paesi non occidentali. A Matera si parlerà molto di sicurezza del sistema finanziario globale, ora gravato dall’enorme quantità di debito pubblico prodotta per sostenere le economie in epoca di virus, e di sviluppo sostenibile. Se i Paesi del G7 (Usa, Germania, Italia, Canada, Francia, Regno Unito e Giappone e Ue) hanno una sostanziale compatibilità di fondo, nel G20 di solito emergono le differenze. Si diceva dell’economia. Ma non si può immaginare una strategia “verde” senza (o addirittura contro) la Cina o l’India o la Russia, per fare solo un esempio. In questo campo sono arrivati negli ultimi tempi segnali di distensione, soprattutto da parte della Russia, che ha preso impegni precisi per ridurre le emissioni. Ma si finirà comunque a parlare di soldi, perché la produzione di auto ibride o elettriche è certo una specialità europea, che diventa però molto meno appetibile se, per fare un esempio di fantasia, fosse penalizzata sui mercati extraeuropei. Secondo gli esperti dell’Ispi i diversi G20 hanno fin qui mantenuto un livello di compliance (il rapporto tra gli impegni presi e quelli mantenuti) che oscilla tra il 60 e l’80%. Non è male. Vedremo se lo splendido sfondo di Matera indurrà primi ministri e presidenti a prendersi la giusta cura di quella gran parte del pianeta che è loro affidata.