Annalisa Taié.
La Cop 26, il ventiseiesimo summit ambientale delle Nazioni Unite, non ha convinto Annalisa Taié, designer della comunicazione freelance di quasi venticinque anni, che abita a Colonia, in Germania, e appartiene da tempo al movimento “Fridays for future”. Arrivata in treno, insieme ad altri suoi amici ambientalisti della “Federation of Young European Greens”, ha partecipato alla marcia per le vie di Glasgow di sabato 6 novembre, dove decine di migliaia di manifestanti hanno gridato slogan contro I politici che non fanno abbastanza per proteggere il pianeta. «Ci siamo anche confrontati con I nostri delegati che erano osservatori al summit», racconta, «e ho partecipato ad alcuni seminari sul negazionismo del riscaldamento ambientale, ma ho notato che alla Cop26 c’erano molte aziende che non fanno nulla per proteggere il pianeta oppure che fanno “greenwashing”, ovvero pubblicizzano I propri prodotti come ecologici, mentre non lo sono. Non sono convinta anche dalla strategia, promossa sempre al summit, di compensare le emissioni di anidride carbonica con comportamenti verdi, il cosiddetto target zero, perchè l’inquinamento, nel frattempo, continua».
A Glasgow Annalisa ha notato che molti attivisti venivano tenuti alla larga dalla polizia o esclusi, con scuse poco convincenti, da eventi ai quali avevano il diritto di partecipare. «Mi ha deluso molto il modo in cui noi ambientalisti siamo stati trattati», spiega, «E penso che siano stati gli agenti di polizia britannici, piu’ che la sicurezza delle Nazioni Unite, ad adottare questo approccio».
«Sappiamo, inoltre, che moltissimi delegati dei Paesi più poveri sono rimasti esclusi perchè non potevano affrontare le spese di un viaggio costoso e della sistemazione a Glasgow, dove I prezzi di hotel e appartamenti sono arrivati alle stele», continua Annalisa, «Eppure è proprio il Terzo mondo a pagare il prezzo più alto del riscaldamento del pianeta, senza avere alcuna colpa perche’ il consumismo e’ un fenomeno dei Paesi piu’ ricchi». L’attivista ambientale mette anche il dito sulla piaga degli annunci arrivati, fino ad oggi, dal summit ambientale. «Sono soltanto promesse, belle parole alle quali non si accompagna un meccanismo di controllo», spiega.
«A darmi speranza non è il cosiddetto “accordo di Glasgow”, che tutti aspettano per il fine settimana, ma vedere che cosi tanti attivisti si danno da fare per l’ambiente e che il movimento ecologico e’ in espansione», dice ancora Annalisa, «Credo nell’ambientalismo perchè è sinonimo di tante altre lotte importanti, quella per una migliore distribuzione del reddito tra ricchi e poveri, quella per un trattamento piu’ giusto delle donne, delle minoranze etniche e degli omosessuali». Ad avvicinare Annalisa al movimento ambientalista sono state «molte persone che mi hanno ispirato e fatto capire come è importante cambiare il nostro stile di vita per proteggere l’ambiente», racconta. Il suo primo passo, verso uno stile di vita piu’ verde, e’ stato diventare vegetariana, il secondo abbandonare l’automobile e usare la bicicletta oppure il treno. Poi ha cominciato a fare attenzione ai pacchetti di cibo, quando fa la spesa al supermercato, per evitare troppa plastica e troppa carta e ad acquistare soltanto verdura e frutta a chilometro zero.
«Si. Qualche volta ho un po’ di nostalgia della carne», ammette, «ma vivere da ecologista mi piace perchè si tratta di un ritmo di vita più lento, che mi dà il tempo di fare cose piacevoli, come ammirare I paesaggi dal finestrino del treno. Ho imparato anche ad apprezzare la distanza, a sentire I chilometri che ci sono tra il posto dove abito e quello che sto cercando di raggiungere. Inoltre non devo guidare e posso leggere o lavorare. Non penso che dobbiamo sempre essere guidati dalla velocita’ e dall’efficienza».
Qualche anno fa questa ambientalista di “Fridays for future” ha anche deciso di scendere in piazza. “Mi sono accorta”, spiega, “che il mio impegno personale individuale non era sufficiente perche’ le decisioni piu’ importanti toccavano alle aziende e agli stati. Cosi ho cominciato a fare volontariato per “Europa Verde” e anche a partecipare alle marce di “Fridays for future”. Ho occupato, insieme ad altri, un impianto di gas naturale liquido che sta per essere costruito a nord di Amburgo e viene presentato come un’alternativa verde piu’ pulita alle miniere di carbone. In realta’ non e’ cosi perche’ produrra’, comunque, emissioni di anidride carbonica molto pericolose. Bloccando I binari dei treni e I canali sui quali arrivano le navi container siamo riusciti a fermare gli impianti per una giornata e mezza”.