Hanno portato nelle strade di Roma, fra sciami di turisti distratti e sotto la pioggia, cartelli con i colori della bandiera palestinese e la scritta: “Per una pace disarmata e disarmante”. Altri mostravano  i disegni dell’artista Gianluca Costantini della serie “Christ Died in Gaza”, dove il Gesù in braccio alla Madonna e un bambino scheletrico. Hanno attraversato diversi luoghi simbolici di Roma, recitando poesie di autori palestinesi e preghiere per la pace.  Hanno pregato nella chiesa di San’Andrea al Quirinale e infine si sono radunati e salutati nella Chiesa del Caravita, dove hanno cantato il Magnificat prima della benedizione impartita da Gaetano Castello, vescovo ausiliare di Napoli.

Erano un centinaio i sacerdoti e religiosi provenienti da diverse regioni italiane e da vari Paesi che si sono riuniti nel pomeriggio del 22 settembre  per un momento di preghiera e di testimonianza pubblica in favore della giustizia e della pace in Palestina. Ribadendo la condanna delle violenze del 7 ottobre, hanno ripetuto le parole di papa Leone “non c’è futuro basato sulla violenza, sull’esilio forzato, sulla vendetta” e, come scrivono in una nota,  “hanno pregato Dio perché si fermino i crimini contro la popolazione palestinese e ogni massacro di innocenti nel mondo. Inoltre, hanno denunciato il massacro della popolazione civile palestinese e la distruzione del territorio della striscia di Gaza che, secondo la stragrande maggioranza degli organismi internazionali e delle organizzazioni non governative, si qualifica come un crimine di genocidio”.

Non hanno sventolato bandiere, ma alcuni di loro indossavano la kefiah (il tradizionale copricapo degli arabi) sul saio o sul clergyman. Tra questi padre Alex Zanotelli. “Quello di oggi”, ci ha detto padre Zanotelli, “è un bel segno, perché abbiamo visto religiosi e preti scendere in piazza in un momento difficilissimo della storia umana. Non solo a Gaza, ormai è saltato tutto, a cominciare dal diritto internazionale. Questo Occidente che la Meloni proclama cristiano, ormai di cristiano  non ha più nulla.  È tremenda questa incapacità di reagire da parte dell’Occidente. Ormai mi sento di difendere la generazione nata sotto il nazismo e il fascismo perché davvero non sapevano quello che accadeva nei campi di sterminio, oggi invece sappiamo tutto e nessuno fa nulla”.

Don Massimo Nevola, gesuita, una lunga esperienza di viaggi in Israele e Cisgiordania, sottolinea che "anche il popolo israeliano in questo momento è  vittima di una politica che inevitabilemntre non porterrà pace e tranquillità, una politica c he condannerà  apolitica che li condannerà gli israeliani a essere comunque odiati, respinti  e vittime di attentati continui. Quando non c'è giustizia non c'è pace, quando si è in incapaci di misericordia non si può ipotizare la pace". 

Don Rito Maresca, parroco a Piano di Sorrento, tra i principali animatori di “preti contro il genocidio”, apprezza l’adesione di preti e religiosi che ora “torneranno a casa con una visione che contagierà le loro parrocchie, i confratelli  e le loro comunità. Questo porterà momenti di preghiera e di formazione politica, momenti di impegno e di spiritualità, perché la spiritualità non è qualcosa di disincarnato”.

Nella foto, padre Alex Zanotelli