Caro don Antonio, sono stata alla sua conferenza a Macerata del novembre scorso, che non è stata del tutto male, ma ciò che non non riesco ad accettare è la sua affermazione: «Gli extracomunitari sono una risorsa ». Sarebbe così se anche i nostri figli avessero un lavoro e un futuro. Per loro non c’è rispetto, non ci sono aiuti. In famiglia viviamo con la pensione di mio marito e ho due figli. Uno ha trovato un lavoro fisso a quarantuno anni, quando era già nata la sua prima bambina. La figlia più piccola, a quarant’anni, non ha ancora trovato un lavoro decente. Con la minilaurea in ingegneria informatica non trova niente. Da anni consegna le pizze, per fortuna. Prima di trovare questo lavoro, andava spesso in depressione e ancora adesso non ne è del tutto fuori. Questo caos l’abbiamo creato noi adulti con la nostra supercialità, i figli ne fanno solo le spese. E come se non bastasse, la settimana scorsa mi sono venuti in casa i ladri. I carabinieri hanno detto che sono stati gli extracomunitari, ma non possono farci niente. Chi ci dà la forza per reagire?
LIANA - Macerata
Per risollevare le sorti del Paese non serve a nulla contrapporre italiani e stranieri. Anzi, è deleterio. Gli immigrati che vivono da noi contribuiscono alle ricchezze del Paese e spesso fanno lavori che i nostri giovani rifiutano. Quanto alla sicurezza di case e persone, un delinquente va sempre perseguito, chiunque esso sia. È un alibi, è una resa dire che non ci possiamo fare nulla.