Lungo la Rambla il viavai dei turisti comincia a tornare al suo flusso di sempre. L'enorme altare commemorativo di candele, fiori, pupazzi, messaggi, disegni, sorto spontaneamente in corrispondenza del famoso mosaico di piastrelle di Joan Miró, è stato smantellato durante la notte tra il 28 e il 29 agosto. Per dieci giorni l'altare commemorativo ha "tagliato" la Rambla fermando il cammino dei passanti: la gente si soffermava intorno all'omaggio alle quindici vittime per un momento di riflessione in composto silenzio.  

 

A Barcellona la vita cerca di riprendere la normalità. Nei quartieri più distanti dal centro l'eco del terrorismo rimbalza ogni tanto nei discorsi tra i tavolini all'aperto dei bar. Ma nel cuore della città, tra le vie del barrio Gotico, vicino alla Rambla, la tipica atmosfera di incessante movida, l'aria festosa delle orde di turisti da tutto il mondo ha lasciato il posto a un passeggio meno chiassoso e più ordinato. La presenza degli agenti della Guardia urbana e dei Mossos d'esquadra (il corpo di polizia della Catalogna) in plaza Catalunya e lungo la Rambla rammenta il bisogno di protezione e sicurezza della città ferita. 



Tra le vetrine dei negozi e i chioschi di bibite e snack, compare ancora qualche cartello con la scritta "No tinc por", non ho paura: lo slogan catalano che ha animato il corteo contro il terrorismo di sabato 26 agosto. E mentre continuano le polemiche sul carattere marcatamente indipendentista assunto dalla manifestazione, commercianti e ristoratori del centro registrano gli effetti degli attentati terroristici sui flussi turistici. «Lungo il Passeig de Gracia, la principale via dello shopping di Barcellona, il numero dei turisti è diminuito», osserva una ragazza colombiana che lavora in un centro benessere,  «chi non passa qui tutti i giorni non se ne rende conto. Ma per chi, come me, ci lavora, il cambiamento è più visibile». A notare il calo dei clienti è anche il gestore di un ristorante cubano nel quartiere del Born: «Fino al 17 agosto eravamo sempre pieni. Ora gli avventori sono molti di meno». 

 

Pensare che l'estate era cominciata con la turismofobia dei barcellonesi, esausti di vedersi "invasi" da maree di visitatori che fanno lievitare i prezzi di negozi e ristoranti e rendono la vita difficile agli abitanti. "Meno turisti più rifugiati" è lo slogan coniato orgogliosamente dalla città. Ma, dopo gli attentati, le cose sono cambiate. Come scrive Enric Juliana sul quotidiano di Barcellona La Vanguardia, tanta gente ora scongiura il rischio che nella capitale catalana accada ciò che è successo a Parigi, dove nel 2016 il turismo ha subìto un calo del 5% in conseguenza del terrorismo. Ora la sfida per la città è mantenere intatta la sua immagine di capitale dell'accoglienza, dove tutti sono i benvenuti. "Probabilmente", commenta il vicedirettore del principale quotidiano catalano, "a Barcellona per lungo tempo non si tornerà a parlare di turismofobia".

 

(Foto di Giulia Cerqueti)


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