Arriva l’estate e, puntuale, porta con sé l’aumento del prezzo del carburante. Le cifre di oggi indicano un picco massimo di 1,836 euro per un litro di benzina e di 1,739 per il corrispettivo di diesel. I cittadini protestano, i distributori incrociano le braccia, le compagnie petrolifere alzano la voce e giustificano gli aumenti con ogni genere di ragione. Stavolta, almeno per ora, la colpa sarebbe del Cairo e della situazione politica egiziana che metterebbe in difficoltà i petrolieri a causa delle ristrette possibilità di passare il Canale di Suez in modo da giungere in tempo per la lavorazione del petrolio e la distribuzione.
Sarà anche così, ma molti sospettano che l’aumento sia ugualmente ingiustificato. Come l’estate scorsa. Come due anni fa. Eccetera. Intanto, il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha richiamato i petrolieri: «Tengano conto della situazione dell’Italia affinché non ci siano aumenti». L’impressione che siano parole al vento è pressoché generale. La Federconsumatori e l’Adusbef hanno fatto i conti e pronosticano che l’aumento del prezzo del carburante per gli utenti sarà di circa «84 euro annui per costi diretti». Cioè, non per il trasporto di merci. Pensare che i costi calino è quasi un’utopia, anche se lo scorso anno qualche compagnia aveva provato un atto di buona volontà, facendo scendere i prezzi della benzina di dieci centesimi al litro. Un indizio che fa pensare: se l’hanno fatto, vuol dire che allora si può fare e che i prezzi sono davvero troppo alti.
Nel frattempo, dalle 22 di martedì 16, per tre giorni, i gestori autostradali scendono in sciopero contro l’aumento del prezzo del carburante e per trovare nuovi accordi con le compagnie e le concessionarie delle autostrade. Inoltre, il ministro Zanonato, per la prossima settimana, ha convocato le parti, cioè concessionarie autostradali, compagnie petrolifere e gestori a un tavolo attorno al quale provare a trovare una via per un nuovo accordo.
Sarà anche così, ma molti sospettano che l’aumento sia ugualmente ingiustificato. Come l’estate scorsa. Come due anni fa. Eccetera. Intanto, il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha richiamato i petrolieri: «Tengano conto della situazione dell’Italia affinché non ci siano aumenti». L’impressione che siano parole al vento è pressoché generale. La Federconsumatori e l’Adusbef hanno fatto i conti e pronosticano che l’aumento del prezzo del carburante per gli utenti sarà di circa «84 euro annui per costi diretti». Cioè, non per il trasporto di merci. Pensare che i costi calino è quasi un’utopia, anche se lo scorso anno qualche compagnia aveva provato un atto di buona volontà, facendo scendere i prezzi della benzina di dieci centesimi al litro. Un indizio che fa pensare: se l’hanno fatto, vuol dire che allora si può fare e che i prezzi sono davvero troppo alti.
Nel frattempo, dalle 22 di martedì 16, per tre giorni, i gestori autostradali scendono in sciopero contro l’aumento del prezzo del carburante e per trovare nuovi accordi con le compagnie e le concessionarie delle autostrade. Inoltre, il ministro Zanonato, per la prossima settimana, ha convocato le parti, cioè concessionarie autostradali, compagnie petrolifere e gestori a un tavolo attorno al quale provare a trovare una via per un nuovo accordo.


