«Non chiamatemi convertito. Ho solo scelto tra due religioni, che ho vissuto pienamente». Mahmoud Sahmoud racconta la storia di una ricerca ostinata e di una decisione meditata. Perla Chiesa cattolica è un catecumeno,uno che viene istruito, e sabato23 novembre partecipa, insieme ad altri catecumeni, al rito di preparazione al Battesimo guidato da papa Francesco a San Pietro, ultimo atto dell’Anno della fede, segnale di prospettiva, di lettura di cammini personali, a volte audaci, a volte entusiasti, che diventano vita normale, ordinaria e consueta nel perimetro del Vangelo.

Le storie dei catecumeni narrano una fede cercata con urgenza e passione e spesse volte sbaragliata dalle convenzioni,dalle regole, dalle paure, dalle consuetudini di un’istituzione ecclesiastica appesantita da una faticosa quotidianità. Ma narrano anche la premura e l’ardimento di sacerdoti e catechisti, che non si sono lasciati soffocare dall’abitudine e hanno accettato la guida rischiosa della profezia. Come padre Jean Augustin, missionario del Camerun che nella parrocchia di Santa Brigida di Svezia, periferia romana, strade di fango, oratorio nei container e chiesa in un garage, guarda Mahmoud e dice: «Io l’ho solo ascoltato e accolto, perché non si costringe mai alla fede, altrimenti poi lo Spirito si ribella».

O come quel sacerdote francese, a nord di Parigi, paesi ingolfati da algerini, che tanti anni fa prendeva per mano Soraya Asloune, 48 anni, piccola e curiosa, e gli mostrava la chiesa alla fine della Messa, con delicatezza estrema per evitare scandalo tra i fedeli cattolici e musulmani, bisbigli di bigotti e rimproveri di osservanti. Sono passati 35 anni, Soraya non ha mai mollato, la famiglia l’ha lasciata libera, è venuta in Italia, ha insegnato francese in seminario, un diaconole ha regalato una Bibbia e una croce, un passaggio dai neocatecumenali per via del compagno della sua vita e un prete scovato in un’altra periferia romana, don Isidoro Taschin, che l’ha solo aiutata a spiegarsi la storia che il Signore ha avuto con lei.



O come padre Augusto Matrullo, passionista, che ha risposto alle domande di Simone Scognamiglio, 27 anni, che non aveva trovato fin lì nessuno che lo sapesse fare, lui che i genitori avevano evitato di educare alla fede e invece aveva deciso,cocciuto, di imboccare una strada tortuosa,perché la nonna nascostamente aveva lasciato che una piccola luce rimanesse accesa nel suo cuore. O come Maria Cristina Rubisse che studiava cinese alla Sapienza e un giorno all’Università ha incontrato Zhou, 35 anni, studentessa di Economia, e ha risposto alle sue domande sulla Bibbia, diventando la sua catechista.

Le storie dei catecumeni sono la cronaca di una scelta intrecciata di incontri che lasciano tracce perenni e memorabili. Il 23 novembre le raccontano al Papa e diventano patrimonio della Chiesa, come avveniva al tempo degli Apostoli, davanti alla comunità riunita, rito dell’elezione e dello scrutinio. Possono essere emblematiche, ma solo perché, osserva padre Augusto, «rientrano nella logica del Vangelo e polverizzano il fiscalismo ecclesiastico». Ammette Simone: «Papa Francesco e la sua rivoluzione non c’entrano niente. Io ho scelto il Vangelo quando ho trovato chi non mi ha respinto».

Eppure Bergoglio qualche ruolo lo ha. Zhou fa capriole tra Dio creatore e Spirito Santo.La sua catechista sorride e lei spara domande a raffica, formazione pragmatica rafforzata da una implacabile cultura economica. Zhou ha visto quei giovani cattolici all’Università, è andata con loro in pellegrinaggio ad Assisi, si è nutrita di stupore a San Pietro e adesso si rammarica di non conoscere abbastanza e ammira il Papa«capo di scienza della religione, capace di gestire tante cose». Ha occhi appassionati,che hanno fulminato Maria Cristina,studi orientali e scienze religiose al Laterano:«L’ho incontrata un giorno che stavo leggendo il brano di Filippo, quando l’eunuco gli pone il problema che nessuno gli spiega la Bibbia e ho capito che poteva esserci un disegno su di noi».

Persone, incontri, anche la sorte. Come spiega Mahmoud: «Ho avuto la fortuna di aver vissuto pienamente due religioni e non rinnego nulla, ho sempre creduto». Egiziano, ingegnere informatico, studi un po’ in Italia e un po’ in Egitto, indagatore di teologie islamica e cattolica,buoni libri e coincidenze giuste e misteriose,sacerdoti e amici, finché trova Ilaria,catechista a Santa Brigida, s’innamora e la porta lui a Santo Spirito in Sassia,chiesa della Divina Misericordia, che frequentava di nascosto, ogni giorno al pomeriggio per il rosario.Compirà 28 anni proprio sabato e il più bel regalo è incontrare il Papa. Sarà lì con Ilaria e il loro piccolo Angelo che ha un anno e ha già ricevuto il Battesimo.Mahmoud l’accarezza: «Per lui è stato tutto più semplice». Sorride padre Jean nel suo precario ufficio parrocchiale: «È un coraggioso,ha accettato di essere toccato dalla Grazia di Dio, lui, ma anche Ilaria».