In un’Aula Magna trasformata per un giorno in palcoscenico l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha inaugurato venerdì scorso a Milano il nuovo anno accademico 2025/2026 con una lectio molto particolare. A guidarla, con l’autorevolezza del grande maestro, è stato Riccardo Muti, accompagnato dall’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” che lui stesso ha fondato.

«Una lezione in parole e musica che incarna l’idea stessa di sapere tramandato di generazione in generazione», ha sottolineato la Rettrice Elena Beccalli aprendo la cerimonia, alla presenza delle più alte cariche istituzionali.

Una comunità che cresce e che si rinnova

La Cattolica si presenta all’avvio dell’anno accademico con una comunità ampia e viva: 43mila studenti, quasi 40mila partecipanti alle attività di formazione continua, un incremento costante degli iscritti e una crescita significativa degli studenti internazionali. Numeri che testimoniano l’attrattività di un Ateneo capace di coniugare identità e innovazione, fedeltà ai valori e apertura globale.

Sul fronte della ricerca, i risultati parlano chiaro: tre nuovi progetti ERC nel bando 2025 confermano la qualità della produzione scientifica e la reputazione internazionale dell’Ateneo.

Un momento della cerimonia di inaugurazione con l'arcivescovo Mario Delpini e il Senato accademico

«Il compito dell’università è far fare esperienza del sapere»

Nel suo discorso la Rettrice Beccalli ha riportato al centro un tema cruciale, non solo per il mondo cattolico: l’educazione come incontro, come scambio, come costruzione condivisa del sapere. «Non si tratta solo di trasmettere tecniche, ma di far fare esperienza del sapere», ha detto, «così come la musica è una forma di partecipazione civile, anche l’università educa cittadini consapevoli e attivi». Parole che hanno trovato eco nell’intervento del ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, che ha ricordato come l’innovazione più autentica nasca dall’incontro tra discipline, tra generazioni, tra culture. «Per la prima volta convivono cinque generazioni: un inedito che porta con sé nuove possibilità», ha affermato. E ha indicato nel maestro, colui che sa scoprire talenti e liberare vocazioni, il modello di un’alleanza generativa e coraggiosa.

La musica come filo che unisce

Poi la parola è passata alla musica. Muti, accolto da un applauso lungo e affettuoso, ha ricordato la laurea honoris causa ricevuta dalla Cattolica nel 1999. Con la leggerezza dei grandi maestri ha guidato il pubblico dentro il “dramma giocoso” del Don Giovanni di Mozart, rivelandone il paradosso, l’ombra, la modernità. La sua non è stata solo una lezione di musica, ma un invito a lasciarsi interrogare dall’armonia e dal suo contrario. A scoprire, insieme ai giovani musicisti della Cherubini, che ogni epoca trova nella bellezza un linguaggio universale.

Il tema dell’alleanza tra generazioni è ritornato più volte, come un motivo ricorrente. Beccalli lo ha sintetizzato con un’immagine molto concreta ed efficace: «Paragonare l’università a un’orchestra significa raffigurarla come una comunità educante, in cui ognuno suona il proprio strumento con dedizione e passione. Non tutti sono solisti, ma ogni parte è essenziale».

Un’immagine che racconta bene il cammino del prossimo triennio, delineato nel Piano strategico dell’Ateneo: valorizzare il profilo non profit, integrare comunità educante e ricerca, costruire non solo luoghi di trasmissione ma di esperienza viva del sapere.

Secondo la Rettrice, «l’educazione non rappresenta un trasferimento unidirezionale, bensì un processo reciproco tra le generazioni in cui esperienza e innovazione si intrecciano in una dinamica di scambio e co-costruzione dei significati culturali». E ha ricordato che «la scelta di mettere la musica al centro di questa inaugurazione è un invito, se non una vera e propria sollecitazione, a riflettere sulla capacità di saper trasmettere alle future generazioni i valori identitari. Solo mantenendoli vivi, un’università diventa realmente una sinfonia di conoscenza, che educa, ispira e trasforma il mondo». Un approccio questo che «esalta la dinamica dell’education power in base alla quale ciascuno contribuisce a creare conoscenza. Non si tratta di confondere i ruoli, ma di affiancare al sapere trasmesso dai maestri la consapevolezza che i giovani operano come veri e propri anticipatori culturali».

Delpini: un senso adulto di responsabilità

Nel suo saluto come Presidente dell’Istituto Toniolo, l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che poco prima aveva celebrato la Messa nella Basilica di Sant’Ambrogio, ha richiamato la necessità di un «senso adulto e coraggioso di responsabilità», capace di affrontare le sfide del nostro tempo senza sottrarsi agli impegni. Ha riconosciuto nella filosofia educativa della Cattolica un segno di speranza nel contesto del declino dell’umanesimo occidentale. «Abbiamo bisogno di rapporti vivi tra le persone, tra università e Chiesa, tra università e Paese, tra Europa, Africa e il mondo», ha affermato, indicando la strada di un dialogo continuo e fecondo.

La cerimonia si è conclusa con un invito: «Saper trasmettere alle future generazioni i valori identitari», ha detto Beccalli, «perché solo mantenendoli vivi un’università diventa una sinfonia di conoscenza che educa, ispira e trasforma il mondo».

Un messaggio che restituisce il senso più profondo dell’inaugurazione: non solo un rito accademico, ma un atto di fiducia. Una chiamata a costruire, insieme, un futuro in cui esperienza e innovazione, tradizione e creatività, giovani e adulti possano suonare la stessa musica.